Il Credit Suisse è di nuovo nella bufera, stavolta per il crac da dieci miliardi di dollari del fondo d'investimento Greensill: nella vicenda, scoppiata nel marzo del 2021, l'istituto bancario è venuto gravemente meno ai suoi obblighi in materia di gestione dei rischi. Lo ha fatto sapere martedì l'Autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari (FINMA), annunciando la chiusura della procedura sull'operato della seconda banca svizzera.
L'istituto è così tornato sotto i riflettori. E la notizia negativa è soltanto l'ultima di una lunga serie che ha interessato la banca negli ultimi mesi. Tra le più recenti, il crollo in borsa del titolo Credit Suisse, l'annuncio di un piano di ristrutturazione "radicale" col taglio di 9'000 impieghi e il 2022 che si è chiuso con una perdita di 7,3 miliardi di franchi.
Il danno d'immagine e il deflusso di capitali
Per l'immagine dell'istituto bancario si tratta di un momento particolarmente difficile. E per la nuova dirigenza ci vorranno "tempo e un po' di fortuna" per poterlo superare, come afferma Giovanni Barone-Adesi, professore emerito della Facoltà di economia dell'Università della Svizzera italiana (USI), interpellato dalla RSI. "In anni recenti - osserva - il Credit Suisse ha compiuto scelte azzardate, rilassando i controlli interni per cercare di mantenere la redditività, compromessa dal ciclo negativo della sua banca d'investimento. Questo ha causato notevoli danni economici e d'immagine".
Un danno d'immagine che ha spinto determinati clienti a portare altrove il proprio denaro. Tanto che lo scorso autunno la banca ha registrato un importante deflusso di capitali (si tratta di 123 miliardi di franchi). Un deflusso che - lo ha di recente detto il CEO Ulrich Körner - avrebbe interessato soprattutto i mesi di ottobre e novembre, e che nel frattempo si sarebbe fermato. "
Lo scorso autunno i clienti hanno portato via da Credit Suisse 123 miliardi di franchi
Una volta presentata la nuova strategia, abbiamo preso contatto con i nostri clienti" ha spiegato ancora il CEO. Comunque Barone-Adesi avverte: "Sarà importante verificare l'andamento nei mesi successivi, per confermare che la banca stia recuperando la fiducia degli investitori e della clientela".
In Svizzera "la banca resta solida"
Ora Credit Suisse sta mettendo in atto una "ristrutturazione radicale", come annunciato lo scorso ottobre dalla banca, che prevede una riduzione dell'organico, e profondi cambiamenti nell'investment banking e in altri segmenti. Tra gli obiettivi la riconquista della fiducia dei clienti. Ma ci vorrà del tempo: "Il gruppo Credit Suisse deve ancora mostrare il successo della sua nuova strategia" sottolinea l'esperto, aggiungendo: "Non è un risultato conseguibile in tempi molto brevi".
Fatto sta che l'istituto resta solido, perlomeno per quanto riguarda la sua filiale elvetica. "La banca svizzera del gruppo ha risentito della pubblicità negativa nel 2022. In realtà si tratta di vicende che non hanno minato la solidità delle attività svizzere della banca, che sono rimaste solide" afferma ancora Barone-Adesi.
Istituto investito da pubblicità negativa, ma l'attività in svizzera resta solida
E l'esperto di finanza ritiene che Credit Suisse resterà importante in Svizzera, mentre "le sue attività nel resto del mondo saranno indirizzate principalmente a servire la clientela elvetica".
Credit Suisse e l'Unione europea
Le vicende di Credit Suisse non dovrebbero inoltre avere alcun impatto sulle relazioni tra Svizzera e Unione europea, segnatamente per l'accesso al mercato bancario interno, secondo Barone-Adesi: "Le relazioni con i Paesi europei sembrano molto migliorate dopo lo scambio automatico d'informazioni e la chiusura di molti contenziosi fiscali" osserva. E conclude: "Tra l'altro, come l'accordo sull'Irlanda del Nord ha mostrato questa settimana, le tensioni geopolitiche esterne inducono oggi l'Europa a cercare soluzioni pragmatiche, evitando posizioni dogmatiche".
Credit Suisse di nuovo nella bufera
Telegiornale 28.02.2023, 12:30