Economia e Finanza

"UBS è un valore per la Svizzera"

Intervista al CEO ticinese Sergio Ermotti a dieci anni dall’intervento statale per salvare la maggior banca elvetica

  • 6 ottobre 2018, 00:32
  • Oggi, 00:08
16:45

Intervista integrale a Sergio Ermotti

Tempi moderni 05.10.2018, 22:30

Di: Luca Fasani 

UBS oggi è una banca profondamente diversa da quella di 10 anni quando scoppiò la crisi finanziaria. Lo assicura Sergio Ermotti in una articolata intervista realizzata dalla trasmissione di approfondimento economico della RSI Tempi Moderni. Un'intervista nella quale esprime gratitudine per l'aiuto ottenuto dalla Confederazione nelle concitate giornate dell'autunno 2008 quando il colosso evitò di finire a gamba all'aria grazie al Governo che gli accordò un prestito di 6 miliardi di franchi obbligatoriamente convertibile in azioni e alla Banca nazionale svizzera che si fece carico di decine di miliardi di dollari di titoli tossici.

Possiamo dare un aiuto allo sviluppo del Paese

04:08

10 anni fa il salvataggio di UBS

RSI Info 05.10.2018, 22:30

"Oggi UBS - afferma il 58enne ticinese da sette anni alla guida del più grande istituto elvetico - ha ridotto in maniera significante la sua cifra di bilancio, i rischi. Ha un'attività molto diversificata, siamo leader nella gestione patrimoniale, abbiamo più di 80 miliardi di capacità finanziaria per assorbire delle perdite, semmai ci fossero, e siamo una fra le tre banche meglio capitalizzate con un rating dalle agenzie stesse, che ci riconoscono appunto questa solidità, e perciò credo che noi per la Svizzera siamo un valore aggiunto. E anche per i nostri clienti e collaboratori. Possiamo dare a un aiuto allo sviluppo della Svizzera stessa".

Regole aggiuntive non servono

Guardando al prossimo futuro Sergio Ermotti chiede alle autorità di limitare la voglia di regolare ancora di più le banche troppo grandi per fallire. "Sono d’accordo che le regole messe in atto con too big to fail uno e too big to fail due siano quelle giuste per far sì che il sistema finanziario sia solido e che dia sicurezza e ci permetta di crescere - rileva -. Le mie riserve ancora oggi sono sulla necessità o meno di avere regole aggiuntive, quando sappiamo che il sistema finanziario oggi è molto più solido e forte e le piazze concorrenti invece stanno diminuendo la regolamentazione. Di certo io non sto chiedendo una diminuzione della regolamentazione, ma semplicemente che non ne venga aggiunta di nuova".

Le minacce esterne

A preoccupare Sergio Ermotti, in questo frangente, più che la situazione dei mercati sono le minacce che arrivano dall'esterno del sistema finanziario. "Oggi per una banca, se guardo a quanto successo negli ultimi anni, i pericoli più forti arrivano non di certo dalle attività tradizionali, nel settore creditizio, nell'intermediazione sui mercati finanziari, ma dal cosiddetto rischio operativo di gestione per tutto quello legato al mondo digitale - spiega -. Degli attacchi cibernetici che possono arrivare, le attività di monitoraggio di antiriciclaggio dove la criminalità è sempre più sofisticata. Perciò per il sistema finanziario sono rischi molto forti, tanto forti quanto i rischi che abbiamo visto in passato nelle attività più tradizionali di una banca".

Nessun rimpianto

Per quanto riguarda il suo ruolo di amministratore, ai microfoni di RSI, Sergio Ermotti ha dichiarato di essere stato sorpreso in positivo dai collaboratori di UBS e da come hanno reagito alle difficoltà. Fra le cose negative da lui vissute l'aver dovuto portare avanti delle ristrutturazioni che toccavano persone e famiglie per poter mantenere la concorrenzialità della banca. In ogni caso dal punto di vista strategico non ci sono rimpianti riguardo alla strada scelta in questi ultimi sette anni.

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