S’è spenta in Germania la coalizione semaforo tra socialdemocratici, verdi e liberali della FDP. Prima il clamoroso licenziamento del ministro delle finanze, il liberale Christian Lindner, da parte del cancelliere Olaf Scholz, quindi le dimissioni di due ministri liberali.
Una crisi annunciata?
“Sì, assolutamente”, commenta Tonia Mastrobuoni, corrispondente dalla Germania per il quotidiano la Repubblica, che la RSI ha intervistato. “C’è stato un contratto di coalizione, ma proprio Christian Lindner - argomenta l’inviata - ha detto che nelle pieghe di quel contratto c’erano dei dissensi. La crisi vera e propria, secondo lui ma anche secondo me, ha accelerato quando lo scorso dicembre la Corte costituzionale ha clamorosamente bocciato i 60 miliardi di extra bilancio. A quel punto la crisi è precipitata, perché il re era nudo. Questi fondi extra bilancio, cioè violando il pareggio, non possono essere più fatti, quindi il governo avrebbe dovuto decidere: o emendare il freno al bilancio, questo zero deficit autoimposto, oppure prevedere nuove eccezioni. Sulle quali Lindner ha sempre minacciato di uscire dal governo. Adesso i nodi sono arrivati al pettine. L’aspetto veramente molto inquietante è che tutto sia successo poche ore dopo l’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca, che sappiamo essere un nemico giurato della Germania”.
Scholz ha fissato la verifica parlamentare, quindi il voto di fiducia al 15 gennaio. La CDU chiede invece che si faccia molto prima, la prossima settimana. Come interpretare questa mossa che dilata i tempi della crisi?
“Non si spiega, se non con la volontà di Scholz di prendere tempo. Sappiamo che questo è il cancelliere più impopolare della storia. Sappiamo che ha in qualche modo forzato la mano al suo partito, autocandidandosi anche per un secondo mandato. Una parte del partito è molto insoddisfatta e in questa situazione di emergenza assoluta lui pensa che arrivando a marzo può in qualche modo costruire una campagna elettorale. Ma tutto ciò avverrà? Il Paese potrebbe pagare un costo molto, molto alto per questo calcolo cinico. Peraltro si profila uno stallo alla messicana, perché per andare avanti fino a gennaio, quando chiederà la fiducia al Parlamento, Scholz dovrà avere almeno il sostegno della CDU. La quale ha già detto di non capire il rinvio a gennaio, proponendo invece di chiedere subito la fiducia e poi, nei 21 giorni prima dello scioglimento del Bundestag, approvare delle cose insieme. Il cancelliere ha già rifiutato quest’ipotesi. Adesso si incontreranno per decidere cosa fare, ma se entrambi insistono si profila uno stallo, in cui i due cercheranno di dare tutta la colpa della paralisi all’altro, cioè Scholz a Merz (Friedrich Merz, presidente della CDU, ndr) e Merz a Scholz”.
C’è inoltre un ministro dei trasporti dei liberali che si è dissociato dagli altri dimissionari. Quindi una crisi nella crisi all’interno della FDP e questo può essere un’ancora di salvezza. Dovesse affrontare un voto di fiducia Scholz ce la potrebbe fare oppure le elezioni anticipate sono inevitabili?
“Penso siano al 99,9% inevitabili. Quella del ministro dei trasporti, che nei giorni scorsi aveva fatto appello al suo compagno di partito Lindner alla responsabilità di governo, sembra una voce isolata. Infatti ha dovuto anche lasciare il partito. Partito che sembra molto compatto dietro a Lindner. La FDP ormai, nei sondaggi oscilla intorno al 3-4% e non si sa neanche se riuscirà di nuovo a entrare nel Bundestag”.
Una crisi, come detto prima, che arriva all’indomani della vittoria di Trump di cui ricordiamo i rapporti non facilissimi con la Germania. Sappiamo che Germania azzoppata, vuol dire un’Europa azzoppata. Quanto tutto ciò accompagnerà la crisi tedesca?
“L’accompagnerà moltissimo. Non a caso il presidente della Repubblica Frank-Walter Steinmeier, in una breve dichiarazione, ha richiamato tutti a non fare tatticismi. Steinmeier che ora ha il pallino in mano nel senso che in Germania ci può essere solo una sfiducia costruttiva quindi se c’è una maggioranza alternativa il Governo va a casa, altrimenti bisogna aspettare che si dimetta o che chieda la fiducia il cancelliere e che il Presidente della Repubblica, appunto, sciolga il Parlamento. In questo momento l’Europa è in una situazione di grande attesa, molto ansiosa per l’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca a gennaio. E nel frattempo la Germania è precipitata in una crisi mostruosa anche dal punto di vista economico. Il secondo anno di recessione. È la seconda volta che accade dalla fine della seconda guerra mondiale, che la Germania viva un biennio di recessione e in più abbiamo la grande crisi Volkswagen. Insomma Scholz dovrebbe mettersi forse una mano sulla coscienza e anticipare la data del voto di fiducia”.
RG delle 12.30 del 07.11.24, l’analisi di Tonia Mastrobuoni
RSI Info 07.11.2024, 13:38
Il commento da Berlino
Telegiornale 07.11.2024, 12:30