L’intervista

“L’Ucraina non sta vincendo, ma neppure Putin”

Il conflitto ucraino visto dagli Stati Uniti: intervista con William Pomeranz del Wilson Center

  • 24 febbraio, 22:16
  • 27 febbraio, 12:35
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Le mani russe sull'Ucraina in uno striscione durante una delle tante manifestazioni di sabato

  • Keystone
Di: Massimiliano Herber, corrispondente RSI negli Stati Uniti (con Mark Yates)

All’ingresso del Kennan Institute al Wilson Center sono appese le lettere di plauso ricevute dagli ultimi otto presidenti americani. Questo think tank che porta il nome dello storico ambasciatore* statunitense a Mosca al termine della Seconda Guerra Mondiale è considerato il più autorevole per i suoi studi e le sue analisi sull’ex Impero sovietico. E per la durata dell’incontro con il Telegiornale per i due anni dell’invasione russa in Ucraina, il suo direttore William Pomeranz è parso ricordare la lezione del diplomatico che ha dato il nome all’istituto.

Domanda (D.): Dopo due anni di conflitto l’Ucraina sembra in una pericolosa impasse: pochi progressi al fronte, divisioni politiche interne e mancanza di sostegno internazionale (con la frenata degli Stati Uniti). Come si può ancora essere ottimisti sulle sue capacità di difendersi?

William Pomeranz (W.P.): “Sono ottimista perché l’Ucraina sa perché sta combattendo. E lo sono perché mi rendo conto che i russi, invece, nonostante tutti i discorsi di Vladimir Putin, non sanno bene perché lo stanno facendo”.

D.: Capacità di difendersi, di resistere, o possibilità di vittoria?

W.P.: “Tutto dipende dal significato di vittoria. Io credo che si siano comportati valorosamente, al di sopra di quanto ci si potesse attendere. Hanno mobilitato il Paese in un modo inimmaginabile”.

D.: Però le ultime notizie parlano della caduta di Avdiivka e di un’avanzata russa…

W.P.: “Questa vittoria non è Stalingrado… perché che abbia davvero conseguenze dipende dal fatto che la Russia abbia le risorse e la manodopera per trarre vantaggio da questa vittoria. E questo è ancora tutto da dimostrare...

D.: Cosa la fa dubitare?

W.P.: “In questa guerra sono morti più di 300’000 russi. Sono scettico sul fatto che i russi possano fare di più che difendersi…

La vittoria ad Avdiivka  non è quella di Stalingrado

William Pomeranz, Direttore Kennan Institute

D.: Ma anche agli ucraini al fronte mancano le munizioni…

W.P.: “È vero. Se da un lato non so fino a quando la Russia potrà sostenere questa battaglia, temo che anche l’Ucraina sia limitata in termini di capacità offensiva… Il risultato più probabile è che nessuna delle due parti riesca a mantenere le proprie forze e posizioni sul campo”.

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William Pomeranza, direttore del Kennan Institute, Woodrow Wilson Center

  • RSI

D.: Lei pare più propenso a intravvedere i limiti russi…

W.P.: “La domanda è: la Russia sarà in grado di mantenere le sue forze? Alla luce delle sanzioni e dei suoi problemi attuali, riuscirà a mantenere il suo esercito adeguatamente rifornito e addestrato? Lo so che alcuni economisti obietteranno ma le sanzioni hanno delle conseguenze alla lunga devastanti e quando questo conflitto sarà terminato la Russia si ritroverà come un paria internazionale. E questa volta per i russi non ci sarà nessun salvataggio internazionale come al termine della Guerra fredda”.

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Kennan Insitute

  • RSI/m.h.

D.: All’appello mancano anche gli Stati Uniti. Mentre ricorre il secondo anniversario dell’invasione, la Camera dei rappresentanti è in vacanza, senza aver votato i 60 miliardi di dollari di aiuti promessi in autunno…

W.P.: “Se non cambiamo rotta e non forniamo aiuti all’Ucraina, assisteremo a nuovi massacri, nuovi conquiste e nuovi traumi, che saranno per sempre associati con la mancanza di coraggio degli Stati Uniti, peseranno sulla nostra considerazione nel mondo e perderemo perso internazionalmente e molti paesi ne prenderanno nota…”

D.: A chi allude?

W.P.: “Credo che Taiwan ne stia prendendo atto. E anche altri paesi, come la Cina ad esempio... Diventerebbe chiaro che non si può contare sull’appoggio degli Stati Uniti in tempi di crisi. E questo ha ramificazioni importanti oltre questo conflitto...”

D.: Come spiega questo stallo americano, il braccio di ferro al Congresso?

W.P.: “Penso che sia un tentativo di ricavarne un vantaggio politico alle prossime elezioni. Ed è perché i repubblicani di Ronald Reagan, che sono abbastanza vecchio da ricordare, non sono più al Congresso. Non hanno la stessa posizione, né il coraggio né la dedizione nel difendere l’Europa”.

Aiuti all’Ucraina: se non cambiamo rotta assisteremo a nuovi massacri

William Pomeranz, Direttore Kennan Institute

D.: Ma dopo due anni di conflitto non bisognerebbe cercare con maggiore determinazione una via d’uscita diplomatica?

W. Pomeranz: “È una decisione che spetta agli Ucraini. E sfortunatamente gli ucraini conoscono come i russi rispettano i negoziati. Nonostante gli accordi di Minsk, Putin era interessato solo a conquistare territori, a espandere i confini come l’impero dello zar e ora vuole smantellare l’Ucraina. Gli ucraini hanno una lunga storia e cultura di indipendenza e sanno cosa intendono i russi per negoziati…”

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George Kennan, capo della missione diplomatica USA a Mosca 1944 – 1952

*Corollario: George Kennan fu il diplomatico che il 22.2.1946 con un cablogramma di ottomila parole, riesponendo alla domanda “Ma Stalin cosa vuole?”, dettò la linea della Casa Bianca fino alla caduta dell’Unione Sovietica. Kennan spiegò che, a differenza di quello che pensava il Dipartimento di Stato americano, l’intransigenza sovietica era soprattutto legata alle esigenze interne del regime stalinista. L’URSS doveva trattare il resto del mondo come un nemico perché era l’unica cosa che teneva in piedi la dittatura: non andava dunque attaccata militarmente, ma  gestita con pazienza e mano dura, contenendola e lasciandola dissanguare. Parlando con William Pomeranz lo storico messaggio diplomatico mi è tornato in mente. La strategia suggerita dal centro studi parrebbe proprio quella di sostenere l’Ucraina fino a quando per la Russia e Putin sarà economicamente e socialmente insostenibile continuare la guerra.

La diaspora ucraina negli USA

Telegiornale 24.02.2024, 20:00

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