Guerra in Ucraina

“Il processo di pace deve coinvolgere anche BRICS e Sud globale”

Il Consigliere federale Ignazio Cassis alla RSI: “Una conferenza è indispensabile”; “c’è interesse: anche la Russia sta osservando”; “la maggior parte delle guerre finisce con una soluzione diplomatica”

  • 24 febbraio, 12:49
  • 24 febbraio, 15:35

Cassis: verso una conferenza di pace

Telegiornale 24.02.2024, 12:30

  • RSI
Di: Massimiliano Herber/Adattamento di RSI Info

La guerra in Ucraina è stata al centro del dibattito di ieri al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite a New York. Il ministro ucraino degli esteri Dmytro Kuleba ha accusato la Russia di ignorare la voce della maggioranza mondiale e di continuare la sua aggressione e ha anche invitato gli altri Stati a partecipare alla conferenza di pace che promuove la Svizzera. E proprio in relazione a questa conferenza di pace, RSI ha intervistato il consigliere federale e capo del Dipartimento federale affari esteri Ignazio Cassis, anche lui a New York per i lavori delle Nazioni Unite.

Consigliere federale Ignazio Cassis, sono passati due anni di guerra in Ucraina: ci sono stati moltissimi appelli, ma il sentimento sembra quello dell’impasse, della frustrazione…

“Purtroppo è la realtà. Questa seduta del Consiglio di sicurezza è stata una seduta commemorativa (dei due anni di invasione, ndr.): condanne e appelli, ma di azione non c’è ombra…”

Lei dice che una conferenza di pace oggi è un passo più che mai indispensabile: perché?

“Proprio perché non sta succedendo nulla, ci limitiamo a esprimere dei desiderata di come dovrebbe essere il mondo, ma de facto non ci si muove. Muoversi non è garanzia di successo, ma non muoversi è una garanzia di insuccesso. Bisognerebbe lanciare un processo per mettere sul tavolo i vari piani di pace che diversi Paesi, non solo l’Ucraina, hanno preparato e cominciare a trovare elementi in comune e costruire su di essi. Questo con una comunità di paesi non solo occidentali, ma molto più larga: che includa anche il Sud globale e i Paesi BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica, ndr.)”

Quando e dove, idealmente?

“L’obiettivo è di realizzare questo primo passo di processo di pace con una conferenza di alto livello, almeno ministeriale, in Svizzera entro l’estate”

Come ha reagito chi ha incontrato in questi giorni a New York? Al Consiglio di sicurezza nessuno ha raccolto la sua proposta…

“Sì, e all’assemblea generale ne ha parlato solo l’Ucraina. Ma credo che questo sia da leggere in modo positivo: il fatto che non la si ridicolizzi o che non la si uccida sul nascere significa che c’è un’aspettativa e che si è in una sorta di contemplazione. Si vuole vedere cosa sta nascendo. Ma in generale gli Stati occidentali reagiscono positivamente, da loro ce lo si aspettava, ma anche i grandi Stati asiatici e quelli del Sud globale sono molto interessati. Naturalmente, si pongono delle domande: cosa possiamo fare noi? Fino a dove possiamo arrivare e che tipo di formato potrebbe avere una conferenza di questo tipo?”

E la Russia… Ancora recentemente il ministro degli esteri Sergei Lavrov è stato piuttosto sprezzante sulla neutralità svizzera, sul fatto di ritenere la Confederazione un mediatore imparziale…

“Effettivamente al momento la Russia segue questa narrazione, ma è stranamente silente su quanto si sta facendo: ho quindi l’impressione che stia osservando, che stia cercando di capire cosa sta nascendo. In ogni caso la Russia durante la riunione del Consiglio di sicurezza ha espresso la sua piena intenzione di muoversi verso la pace se ci fosse un’apertura”.

Le crede in una soluzione diplomatica, a breve termine?

“La storia ci insegna che la grande maggioranza delle guerre finisce con una soluzione diplomatica… Questa soluzione a un certo punto dovrà iniziare”

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