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“La sicurezza dell’Asia-Pacifico correlata a quella dell’Europa”

A Singapore si è concluso oggi lo Shangri-La Dialogue, dove è intervenuto a sorpresa anche il presidente ucraino Volodymyr Zelensky

  • 2 giugno, 16:46
  • 2 giugno, 20:52
01:49

RG 12.30 del 02.06.2024 - La corrispondenza di Lorenzo Lamperti

RSI Info 02.06.2024, 16:45

  • Keystone
Di: Lorenzo Lamperti 

La sicurezza dell’Asia-Pacifico è strettamente correlata a quella dell’Europa. E viceversa. È stata una frase ricorrente durante la 21esima edizione dello Shangri-La Dialogue, il massimo vertice sulla sicurezza dell’Asia-Pacifico che si è svolto da venerdì a domenica a Singapore alla presenza di oltre 500 delegati dal settore della difesa. La dimostrazione evidente di quella frase la si è avuta con l’arrivo non annunciato del presidente ucraino Volodymyr Zelensky.

La guerra in Ucraina irrompe sull’Asia-Pacifico

Zelensky ha parlato nella sessione conclusiva del vertice, domenica mattina. Il suo obiettivo principale era quello di convincere più Paesi asiatici possibile a partecipare alla Conferenza sulla pace che si terrà in Svizzera, che nel suo discorso Zelensky ha sempre definito “summit”. Ha spiegato che l’obiettivo della conferenza è raggiungere consenso su tre punti: sicurezza nucleare, sicurezza alimentare, e il rilascio dei prigionieri di guerra e dei bambini ucraini trattenuti in Russia. Sottolineando che 106 Paesi e organizzazioni internazionali hanno confermato la loro presenza e dicendosi “deluso” della probabile assenza di altri, Zelensky si è rivolto soprattutto alla Cina. Dapprima più implicitamente, come quando ha detto che “la conferenza è un passo verso la pace e non un modo per continuare la guerra”, una definizione utilizzata nei giorni scorsi da Pechino per giustificare la sua assenza in Svizzera.

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Zelensky ha parlato nella sessione conclusiva del vertice

  • Keystone

Poi, in una breve conferenza stampa, Zelensky ha alzato i toni, lamentando il mancato incontro con la delegazione cinese e denunciando “supporto alla Russia” che “allungherà la guerra”. Secondo il leader ucraino, la Cina starebbe aiutando Mosca nel “boicottaggio” della conferenza svizzera: “Significa di fatto supportare l’aggressore e la guerra”, ha detto. Si tratta di un salto di qualità: fin qui Kiev era sempre stata attenta a non alienarsi le possibilità di dialogo con Pechino, ritenute decisive per fermare l’azione militare di Mosca. Le parole di Zelensky portano alla luce una frattura che potrebbe complicare di non poco anche le relazioni della Cina con l’Europa. A meno che l’occasione non sia sfruttata dai vertici cinesi per la riapertura del dialogo. La diplomazia di Pechino ha regole molto meno flessibili di quelle di molti Paesi occidentali ed era difficile immaginare che il ministro della Difesa Dong potesse incontrare un capo di Stato straniero nell’ambito di un viaggio non preannunciato e senza il placet diretto di Xi Jinping.

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Nel suo discorso, Dong ha ribadito che Pechino non ha fornito e non fornirà armi a nessuna delle due parti in conflitto

  • Keystone

Nel suo discorso, Dong ha ribadito che Pechino non ha fornito e non fornirà armi a nessuna delle due parti in conflitto, sottolineando la recente stretta alle esportazioni di materiali dual use. Non si è invece espresso esplicitamente sulla Conferenza in svizzera, ma i delegati cinesi hanno detto più volte che sosterranno, forse di sponda col Brasile a cavallo del G20, un’eventuale seconda conferenza riconosciuta anche dalla Russia. Ipotesi allontanata da Zelensky, che ha rivendicato il diritto di iniziare a suo modo il processo di pace.

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Lloyd Austin durante il discorso di Volodymyr Zelensky

  • Keystone

Dong non era presente in sala ad ascoltare Zelensky, al contrario di Lloyd Austin che applaudiva in prima fila dopo aver affrontato in bilaterale “questioni chiave” come gli obiettivi da colpire sul territorio russo con le armi USA. Zelensky ha incontrato anche il presidente eletto dell’Indonesia, Prabowo Subianto, che a sua volta non ha confermato la presenza in Svizzera e ha rilanciato la proposta di una pace “alla coreana”, cioè una sorta di congelamento del conflitto. Sarà presente invece il presidente di Timor Est, José Ramos-Horta. Shin Won-sik, ministro della Difesa della Corea del Sud, ha invece rallentato sul possibile invio di armi a Kiev, ricordando che le leggi di Seul impediscono esportazioni militari verso Paesi coinvolti in conflitti. Ha aggiunto che la norma può cambiare se si raggiungerà un “consenso interno”. Quasi impossibile che accada vista la sonora sconfitta del partito di governo filostatunitense alle elezioni legislative di aprile.

02:10

Zelensky critica la Cina

Telegiornale 02.06.2024, 20:00

La competizione USA-Cina

Prima dell’arrivo di Zelensky, quasi tutto è ruotato attorno alla competizione tra Stati Uniti e Cina. Durante il primo giorno di lavori, Austin e Dong si sono incontrati nel primo bilaterale tra capi della difesa delle due potenze in due anni. Il colloquio è stato definito “positivo e costruttivo” da Pechino, aggettivi che mancavano nelle ultime occasioni.

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Austin e Dong si sono incontrati nel primo bilaterale tra capi della difesa delle due potenze in due anni

  • Reuters

Nonostante l’assenza di risultati concreti, il fatto che si sia riaperto il canale di comunicazione nel delicatissimo settore della difesa è comunque uno sviluppo positivo e ha parzialmente aiutato ad abbassare i toni del confronto durante i lavori dello Shangri-La Dialogue. Diversi componenti delle due delegazioni si sono intrattenuti in conversazioni informali e nei dibattiti durante le sessioni non si è raggiunto il livello di insoddisfazione reciproca dell’anno scorso. A differenza della precedente edizione, una sessione speciale ha visto persino la partecipazione congiunta di speaker dei due Paesi, il capo del comando dell’Indo-Pacifico Samuel Paparo e l’ex ambasciatore cinese a Washington Cui Tiankai. Pur presentando opinioni diverse, il tono tra i due è stato piuttosto amichevole con anche un siparietto su citazioni incrociate di Henry Kissinger.

Anche il discorso di Austin ha avuto toni più morbidi. Già dal titolo dell’intervento, centrato sulla parola chiave “partnership” invece che su quella di “leadership”, criticatissima lo scorso anno dai cinesi. Austin ha esordito parlando del colloquio di Dong e ha elaborato le attività degli USA nella regione, piuttosto che criticare quelle di Pechino. Ha parzialmente fatto lo stesso anche il ministro cinese.

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Il discorso di Austin si è centrato sulla parola chiave “partnership"

Ma attenzione, perché le divergenze strutturali restano e anzi sembrano ormai sedimentate, facendo emergere visioni di mondo contrapposte. Gli USA rivendicano il legame indissolubile con l’Indo-Pacifico, presentandosi come tutori della libertà di navigazioni e garanti delle capacità di difesa dei vari Paesi nel mirino delle azioni assertive di Pechino, soprattutto sul fronte marittimo. La Cina usa invece il “noi” per parlare di Asia e presenta Washington come un “corpo estraneo” che genera instabilità a causa di una mentalità da guerra fredda che fomenta la divisione e il confronto tra blocchi. La Cina denuncia il tentativo americano di costruire una “Nato asiatica”, mentre gli USA parlano di “nuova convergenza” composta da iniziative bilaterali o minilaterali complementari tra loro. Washington accusa Pechino di dire una cosa e farne un’altra, soprattutto in riferimento alla volontà di dialogo per risolvere le controversie, sottolineando le azioni “aggressive” nei confronti dei vicini più piccoli. Azioni che Pechino giustifica come autodifesa di fronte alle interferenze americane.

La questione Taiwan

Tra i temi su cui il dissidio è maggiore c’è la questione Taiwan. Già nel bilaterale, Austin si è detto preoccupato per le recenti esercitazioni militari cinesi intorno all’isola, definite “provocatorie”. Dong ha risposto accusando gli Stati Uniti di aver violato il principio della unica Cina mandando armi e delegazioni del Congresso a Taipei. Se il capo del Pentagono è stato piuttosto vago sul dossier nel suo intervento, il ministro cinese ne ha parlato molto a lungo: “Restiamo impegnati alla riunificazione pacifica, ma questa prospettiva viene costantemente erosa dai separatisti e dalle forze straniere”.

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