Emergono nuovi particolari sulla vicenda del comandante della polizia giudiziaria libica Najeem Osama Almasri Habish, scarcerato e poi rimpatriato dall’Italia e che ha scatenato le reazioni delle opposizioni contro il governo Meloni; accusano l’esecutivo di aver liberato “un torturatore” mandandolo a casa con un volo di Stato.
Si apprende infatti che nel carcere libico di Mittiga (Tripoli), diretto da Osama Njeem Almasri, dal febbraio 2015 sono stati uccisi almeno 34 detenuti e 22 persone, compreso un bimbo di 5 anni, hanno subito violenze sessuali dalle guardie. E’ quanto si legge nel dispositivo della pre-trial Chamber della Corte penale internazionale.
Quest’ultima lo scorso 18 gennaio ha notificato - a maggioranza - il mandato di arresto per il generale libico bloccato in Italia il 19 e poi scarcerato. Njeem, secondo i giudici dell’Aja, “ha picchiato, torturato, sparato, aggredito sessualmente e ucciso personalmente detenuti, nonché ha ordinato alle guardie di picchiarli e torturarli”.
I crimini di guerra e contro l’umanità sono stati commessi da membri della Rada, le Forze speciali di deterrenza, una milizia nata per combattere le forze di Gheddafi e che nel 2012 ha iniziato a costruire un centro di detenzione presso la base di Mittiga - dove c’è anche l’aeroporto - che è diventato la più grande prigione della Libia occidentale: almeno 5’140 persone sono state incarcerate tra febbraio 2015 e marzo 2024, rileva la Corte.
Mentre alcuni sono stati detenuti su basi legali, le informazioni in possesso dei giudici mostrano che molti sono stati imprigionati per motivi religiosi (erano cristiani o atei), per il sospetto di ‘comportamento immorale’ o per essere omosessuali; per essere affiliati all’esercito di Khalifa Haftar, l’uomo forte della Cirenaica. Gli uomini della Rada hanno sottoposto i detenuti a “interrogazioni brutali e torture”. La violenza è stata esercitata a colpi di bastoni, pugni, colpi d’arma da fuoco, elettrocuzione, confino in cubi di metallo. Le informazioni disponibili indicano che almeno sei detenuti sono stati stuprati a Mittiga.
Secondo il materiale a disposizione della Camera, almeno quattro detenuti sono morti a causa di colpi di arma da fuoco; almeno 12 sono a causa di comportamenti equiparabili a tortura o altri maltrattamenti gravi; circa 16 a seguito della mancanza di cure mediche adeguate; almeno due perché costretti a dormire nel cortile della prigione nonostante la temperatura gelida. Almeno 36 persone sono state ridotte a schiavitù, incluso un bambino di 9 anni.
In alcune occasioni Njeem era presente mentre le guardie picchiavano i detenuti o sparavano contro di loro. Secondo quanto riferito, avrebbe ordinato alle guardie di picchiare i detenuti in modo da garantire che le ferite non fossero visibili. Inoltre, si dice che abbia punito le guardie che stavano aiutando detenuti a contattare le loro famiglie. Sulla base del materiale fornito dall’accusa, la maggioranza dei giudici “trova ragionevoli motivi per ritenere che il signor Njeem ha compiuto, come autore diretto o avendo incaricato altri di farlo, i seguenti atti nei confronti dei detenuti della prigione di Mitiga: percosse e ordine ai detenuti di picchiare altre persone detenute; tortura; sparatoria; aggressione sessuale. Inoltre, gli atti diretti del signor Njeem hanno portato anche alla morte di alcuni detenuti”.
L’uomo, aggiungono i giudici, “non solo era consapevole delle problematiche condizioni di detenzione, ma lasciandole in vigore per un periodo prolungato, intendeva necessariamente che le condizioni esistessero e voleva che i detenuti ne venissero danneggiati. O era a conoscenza degli atti criminali commessi contro i detenuti oppure, quando venivano commessi in momenti in cui non era presente, intendeva che gli atti accadessero e sapeva che sarebbero accaduti nel normale corso degli eventi”.
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RG 12.30 del 23.01.2025 - Il servizio di Anna Valenti
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