“È sbagliato confrontare città come Kharkiv e Leopoli pensando quale sia più pericolosa, gli allarmi suonano ovunque e le bombe cadono ovunque”, risponde una ragazza. “Sono di Pokrovsk, dell’est dell’Ucraina (…) Penso che l’est sia certamente più pericoloso dell’ovest del paese, di Leopoli ad esempio” risponde un’anziana signora.
Queste sono alcune delle considerazioni raccolte dalla RSI tra gli ucraini che riflettono sulla decisione delle Camere federali di riconoscere lo statuto di protezione S unicamente a coloro che provengono da regioni dove si combatte o cadono regolarmente bombe. Per Tatiana Hlukhova che lavora per Human Front Aid, associazione svizzera che ha aiutato 40’000 persone in tutto il paese, “il pericolo non è solo in Donbass, ma cadono bombe anche nelle altre zone e città nelle quali ci rechiamo ad aiutare”. Anche lì “non è sicuro e allora è comprensibile che si scelga di andare in un altro paese per avere una vita normale, per se stessi e i propri figli”, spiega in un reportage trasmesso dal Telegiornale (il servizio in cima all’articolo).
La Segreteria di Stato della migrazione (SEM) ci ha risposto che sta valutando come attuare la mozione accolta dalle Camere e che chiede il giro di vite. Per ora dunque la proposta non ha quindi avuto effetti concreti. Ancora non si sa quando ne è prevista l’attuazione e comunque il Consiglio federale ha due anni di tempo per concretizzarla.