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“Non hai capito, nessuno ti salverà”

Il più grave naufragio nella Manica, costato la vita a 31 persone un anno fa, continua a suscitare polemica in Francia per i mancati soccorsi

  • 25 novembre 2022, 22:19
  • 20 novembre, 14:22
03:20

Stretto della Manica, un anno dopo il naufragio

Telegiornale 25.11.2022, 21:00

Di: Davide Mattei 

“Hai i piedi in acqua, bè non ti ho certo chiesto io di partire”. Il virgolettato è uno di quelli che rimangono impressi, soprattutto se a pronunciarlo è la persona addetta ai soccorsi marittimi del lato francese dello stretto della Manica.

Eppure, frasi choc come quella si susseguono in un lungo articolo di Le Monde apparso due settimane fa che continua a fare scalpore oltralpe.

A parlarsi via radio il 24 novembre 2021 sono infatti il Cross (il centro di sorveglianza e salvataggio in mare) Gris-Nez del Passo di Calais e un gommone con a bordo 33 migranti diretto verso l’Inghilterra.

Il barcone chiama per la prima volta verso le due di notte per chiedere aiuto, l’ultimo contatto sarà verso le 4.30, poi il silenzio. L’indomani sarà un pescatore a ritrovare 2 superstiti vicino ai cadaveri di 27 persone, mentre i corpi di altre 4 sono tuttora dispersi.

Cosa è successo quella notte? Alle varie richieste d’aiuto, la giovane operatrice del Cross ufficiale della marina militare, risponde prima con reticenza, poi assicura di aver mandato una nave in soccorso. Addirittura, quando gli inglesi lanciano il “may day” e un cargo avvista il gommone che prende acqua, l’operatrice dice di proseguire perché i soccorsi sono in corso.

In realtà non chiamerà mai nessun aiuto, segnando probabilmente il destino di 31 persone. La Gendarmerie, sempre secondo Le Monde, vede indizi penali per omissione di soccorso.

“Abbiamo denunciato il Cross, la prefettura marittima e i soccorsi inglesi per omissione di soccorso e omicidio involontario lo scorso dicembre” ci spiega Nikolaï Posner, dell’associazione Utopia 56, “e stiamo per sporgere una denuncia anche amministrativa per sottolineare le colpe dello Stato”.

La domanda è infatti come una simile tragedia sia stata possibile. Al di là della responsabilità della persona, un fatto così grave è stato possibile perché la catena di comando spinge nella direzione dell’omissione di soccorso? Secondo una fonte che vuole rimanere anonima del SNSM, i volontari del salvataggio in mare, “bisogna tenere conto che ogni barcone può chiamare decine di volte chiedendo aiuto immediato e quest’estate abbiamo assistito anche a 40 gommoni in mare allo stesso tempo, perché i passatori coordinano le partenze, e quindi la saturazione del centro, che ha pochi mezzi, è altissima”.

Dalla tragedia lo Stato ha “mandato più ‘navi grigie’, ovvero quelle delle dogane o della Gendarmeria e i nostri interventi sono diminuiti”, continua la fonte, “ma da settembre abbiamo ripreso le uscite quasi ai ritmi dell’anno scorso”.

I numeri sono impressionanti: 300 passaggi nel 2018 a fronte di più di 42'000 finora solo nel 2022, e “i passatori mandano fuori gommoni sempre più grandi, anche con 100 persone a bordo, e i rischi aumentano” conferma la fonte e anche la Prefettura della regione Nord.

Così mentre si attendono i risultati dell’inchiesta, associazioni e soccorritori hanno paura che una tragedia come quella dell’anno scorso possa ripetersi.

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