Porta il nome di un generale confederato scappato in Messico il nome del luogo emblematico dello scontro tra il Governo del Texas e il governo federale sull’immigrazione. A Eagle Pass Shelby Park, il parco cittadino che per quasi cinque chilometri costeggia il Rio Grande, è blindato. Passata l’emergenza di gennaio, appare vuoto, solo il viavai dei militi scalfisce la monotonia, ma è l’avamposto della sfida lanciata dal Governatore Greg Abbott a Washington: su suo ordine la città di confine pullula di soldati della Guardia Nazionale e per dissuadere i migranti reticolati di filo spinato fanno capolino ovunque.
L’ingresso di Shelby Park presidiato dalla Guardia Nazionale
Impossibile avvicinarsi al fiume pattugliato dai riservisti giunti anche dagli Stati repubblicani limitrofi; lungo le rive rotoli e rotoli di filo spinato, nel letto del corso d’acqua grandi boe cercano di scoraggiare ulteriormente chi vuole passare il confine. A dicembre il numero dei migranti giunti in questa cittadina di quasi 29’000 abitanti ha toccato la cifra record di 16’718. Più di uno ogni due residenti. L’afflusso a gennaio si è dimezzato, le rotte di chi cerca di attraversare la frontiera e entrare negli Stati Uniti pare si siano spostate a ovest, verso l’Arizona e la California.
Il Rio Grande, il fiume che separa il Texas dal Messico, pattugliato dalla Guardia Nazionale
Juanita Martinez è la presidente della sezione locale del Partito Democratico. È in rotta con il sindaco di Eagle Pass e, mentre cammina lungo il fiume – alla vista della “Concertina”, il filo spinato con le lame – non le manda a dire “il Presidente Biden e il Governo federale gli hanno intimato di toglierlo e Abbot che fa? Ne aggiunge dell’altro. Quell’uomo è un mostro”. “È disumano ed è uno spreco, aggiunge, perché tutte queste misure non hanno impedito l’immigrazione, non si può fermarla”.
Juanita Martinez, responsabile del Partito Democratico a Eagle Pass, Texas
È in primis un’emergenza umanitaria, ripete Juanita, mostrando sul cellulare le fotografie dei migranti che cercano di passare il confine nonostante le boe e il filo spinato e mostra le foto di una delle molte vittime delle lame dei reticolati disposti lungo il fiume. “Quel filo è disumano, è crudele”, ripete.
La cucitura di una lacerazione causata dal filo spinato a un bambino
A gennaio il numero dei migranti arrivati a Eagle Pass è diminuito del 76 % rispetto al mese precedente. Poche migliaia, ma continuano ad arrivare. Finiti i controlli doganali alcuni di loro vengono messi su furgoncino e diretti all’aeroporto. Per loro inizia una nuova vita, anche se il processo di asilo dura da due a cinque anni. Quelli incontrati per il Telegiornale vengono soprattutto da El Salvador, Honduras e Cuba. “Sono arrivato ieri sera, racconta Marcos, 33enne salvadoregno, ma sono rimasto bloccato in Messico quasi un anno”. “Non è stato facile, gli fa eco Melvin, 41 anni dall’Honduras, attraversare il Messico è dura, ci sono tanti migranti, i cartelli vogliono rapirti, ti derubano e ti maltrattano”. Dicono di aver venduto tutto e di aver pagato 14’000 pesos americani (800 dollari) ai trafficanti, ma “da noi c’è la delinquenza delle bande e non c’è lavoro. Cerchiamo una vita migliore in un Paese dove ci sia più sicurezza”.
Il filo spinato che separa il confine tra Stati Uniti e Messico
Dalla decisione di disubbidire alla Corte Suprema e alla Casa Bianca, Eagle Pass è divenuto meta di molte supporter di Donald Trump. Due settimane fa, si erano temuti scontri per l’arrivo di un convoglio di camionisti filo-trumpiani venuto a celebrare il governatore Abbott e protestare contro l’“invasione”. “Riprendiamoci il confine”, era il titolo dell’evento. La convinzione che l’Amministrazione Biden non abbia fatto abbastanza per contrastare il fenomeno è molto diffusa. “Certo che ci sente abbandonati”, dice Anson Bills, giovane rancher che cerca di aiutare i contadini a proteggere le loro abitazioni. “Ovviamente, continua non si stanno aiutando la gente qui. E molti hanno paura, non sanno cosa succederà loro da un giorno all’altro”.
La costruzione del muro al confine nella zona di Del Rio è iniziata a novembre 2023
Anson ci porta verso ovest a Del Rio. Non c’è la Guardia Nazionale, non c’è il filo spinato, la frontiera sembra aperta. “È un’invasione quella che sta accadendo, dice Anson, il governo federale avrebbe dovuto aiutarci e, invece, abbiamo dovuto costruire noi il nostro muro. Abbiamo dovuto difendere il nostro Stato. Abbiamo dovuto mettere al sicuro le nostre abitazioni.”
Poco distante il Governatore texano ha ricominciato a ricostruire il muro, a completare quel tratto di opera votato nel 2019 e mai ultimato. Oggi questa barriera metallica copre il 38 % di una frontiera lunga oltre tremila chilometri.