Conflitto Israele-Hamas

A Gaza la tregua sembra ancora lontana

Il Ramadan si avvicina, le posizioni delle parti no. Il conflitto entra nel sesto mese e il bilancio dell’offensiva israeliana sfiora i 31’000 morti - Minaccia di aprirsi un secondo fronte in Libano

  • 7 marzo, 12:17
  • 25 settembre, 12:35
01:26

RG 09.00 del 07.03.2024 La corrispondenza di Michele Giorgio

RSI Info 07.03.2024, 12:09

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Di: AFP/ANSA/pon 

Le possibilità di una tregua a Gaza prima dell’inizio del Ramadan, il mese sacro per i musulmani che comincia il 10 marzo, si assottigliano sempre più. Il conflitto esploso dopo l’attacco di Hamas nel sud di Israele è entrato intanto giovedì nel suo sesto mese. Stati Uniti, Egitto e Qatar sperano di strappare al movimento islamico e allo Stato ebraico un accordo, ma gli sforzi si sono rivelati fin qui vani.

Ha lasciato l’Egitto la delegazione di Hamas che da domenica era al Cairo per discutere con i mediatori di un possibile stop ai combattimenti per sei settimane. Questa tregua coinciderebbe con la liberazione dei 130 ostaggi ancora nelle sue mani (31 dei quali sono probabilmente morti) e di detenuti palestinesi dalle carceri israeliane. Ma il movimento rifiuta queste condizioni: esige un cessate il fuoco definitivo e il ritiro delle truppe di Tel Aviv. Il Governo Netanyahu non ne vuole sapere e promette di proseguire le operazioni militari fino alla definitiva sconfitta di Hamas. Le trattative, secondo le fonti citate, dovrebbero riprendere solo la prossima settimana.

La popolazione civile della Striscia continua intanto a pagare un prezzo particolarmente elevato: in 24 ore si sono contati 83 nuovi morti. Il nuovo bilancio complessivo diffuso dal Ministero della sanità di Gaza parla di 30’800 uccisi in cinque mesi, in larga maggioranza donne e bambini. I feriti sono oltre 70’000, gli ospedali privi di tutto non riescono a prendersi cura di loro. Nel nord della regione soprattutto, i bombardamenti hanno distrutto interi quartieri ed essenziali infrastrutture civili. Tre quarti dei 2,2 milioni di abitanti sono sfollati, in maggioranza ammassati a Rafah nel sud, prossimo obiettivo dell’offensiva israeliana. Gli aiuti umanitari sottoposti al controllo israeliano continuano ad arrivare con il contagocce mentre i bisogni sono immensi, come non si stancano di ripetere le Nazioni Unite.

“Ultimatum di Israele a Hezbollah”

E un secondo fronte rischia intanto di aprirsi: Israele avrebbe dato a Hezbollah una settimana di tempo per accettare la proposta di accordo statunitense, presentata nei giorni scorsi dall’inviato speciale di Washington Amos Hochstein. Essa prevede di fatto l’allontanamento dei combattenti libanesi filo-iraniani dalla linea di demarcazione tra Libano e Israele. Lo scrive giovedì un quotidiano libanese molto vicino al cosiddetto “Partito di Dio”. Israele avrebbe informato le cancellerie occidentali di non voler aspettare oltre il 15 marzo, dopodiché si dice pronto a un’escalation militare.

Le autorità libanesi sono in attesa che Amos Hochstein, consigliere di Joe Biden ma che in passato ha servito nell’esercito israeliano, concluda la sua visita a Gerusalemme e informi ufficialmente sui risultati della trattativa. In ogni caso, Hezbollah ha ribadito ancora una volta mercoledì che non intende accogliere la proposta: condiziona una tregua alla fine dell’offensiva di Israele sulla Striscia di Gaza.

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