Gli Stati Uniti sono intenzionati a soccorrere la popolazione palestinese a Gaza con il lancio di approvvigionamenti aerei. Lo ha annunciato il presidente statunitense Joe Biden venerdì alla Casa Bianca e sabato pomeriggio sono già stati effettuati i primi lanci.
Nei prossimi giorni gli Stati Uniti uniranno le forze con la Giordania e altri paesi per trasportare per via aerea più cibo e aiuti medici alla popolazione civile. Martedì scorso la Giordania, l’Egitto, gli Emirati Arabi Uniti e la Francia si sono già cimentati in operazioni simili riscontrando diverse difficoltà. Il lancio di approvvigionamenti è normalmente impiegato solo in assenza di altre alternative, poiché molto costoso e inefficiente: rispetto i camion, gli aeroplani sono in grado di trasportare solo una frazione delle vettovaglie necessarie. Inoltre, la navigazione aerea sopra una zona di conflitto espone soccorritori e piloti a numerosi rischi.
Gli airdrops affrontano anche altre problematicità, poiché è difficile prevedere la buona riuscita di un lancio: le casse possono finire in mare, in luoghi difficilmente raggiungibili o addirittura cadere sopra le persone. In ultimo, una volta a terra, i rifornimenti sono presi d’assalto dalla folla affamata senza che vi sia personale per distribuirli equamente.
Stando al New York Times, gli Stati Uniti stanno valutando anche altre alternative, come la creazione di un porto temporaneo a Gaza per fornire aiuti via mare. La Casa Bianca, riferisce sempre la testata statunitense, sta facendo pressioni a Israele per aprire più valici di frontiera nella parte orientale di Gaza al fine di aumentare i rifornimenti su strada che, secondo l’UNRWA, sono diminuiti drasticamente nel mese di febbraio.
Lancio di approvvigionamenti sopra Gaza
La Giordania rifornisce la Striscia per via aerea da novembre: martedì scorso Emirati Arabi Uniti, Francia e Egitto si sono uniti alle operazioni di lancio, gettando aiuti lungo la costa di Gaza
Nel frattempo, i negoziati tra Israele ed Hamas per un cessate il fuoco temporaneo stanno affrontando nuove difficoltà e rallentamenti. Secondo quanto riferito venerdì sera dal portale Axios, Israele non è più intenzionato a partecipare a nuovi colloqui - mediati da Stati Uniti, Egitto e Qatar - fintanto che Hamas non avrà presentato una lista di ostaggi ancora vivi.
Strage di palestinesi in attesa di aiuti: “L’80% dei feriti con lesioni d’arma da fuoco”
Sempre venerdì, per la prima volta, una squadra dell’ONU ha potuto raggiungere l’ospedale di Al Shifa a Gaza per portare medicinali, vacini e carburante e verificare i feriti della strage di giovedì, quando più di 100 palestinesi sono stati uccisi, e altri 750 feriti, mentre attendevano di ricevere cibo da alcuni camion di aiuti.
Stando ai responsabili sanitari degli ospedali dove sono stati trasferiti i pazienti, circa l’80% dei feriti presentava lesioni d’arma da fuoco. Da più parti si chiede un’inchiesta indipendente e la fine dei bombardamenti. Una tregua chiesta anche da Washington. Pressato dai giornalisti il presidente statunitense Joe Biden ha detto di sperare in un tregua per l’inizio del Ramadan, ma su tempi e modi le parti sono ancora lontane.
Intanto continua lo stillicidio delle cifre: nelle ultime 24 ore a Gaza, stando alle autorità palestinesi, sono morte 92 persone e altre 156 sono rimaste ferite, portando a 30’320 le vittime in quasi sei mesi di guerra.
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