“Sono stata trattenuta per 51 giorni. Sono stata torturata. Ho visto torturare le ragazze, ho visto abusi sessuali. Voglio che tutte queste persone possano tornare a casa il prima possibile”. Così Aviva Siegel a RTS. L’ex ostaggio ha raccontato mercoledì, al programma 19h30, la sua prigionia nei tunnel di Hamas a Gaza, le torture subite e le molte privazioni alle quali è stata sottoposta. Liberata a novembre, ora sta lottando per il rilascio di Keith, suo marito, che è ancora nelle mani di Hamas, insieme ai circa 130 altri prigionieri.
Aviva e Keith Siegel sono stati catturati durante l’attacco al territorio israeliano del 7 ottobre 2023. La coppia è stata rapita dalla loro casa nel kibbutz Kfar Aza, dove è stato compiuto un massacro.
“Abbiamo rischiato di morire. Non avevamo abbastanza cibo e, a volte, non ne avevamo affatto. Non c’era nemmeno acqua. Non ci era permesso parlare. Dovevamo rimanere in silenzio quasi tutto il tempo”, spiega Aviva Siegel che, durante l’intervista, indossa una maglietta dove è stampata una foto del marito.
“Penso che le persone abbiano bisogno di diritti. Non avevamo diritti mentre eravamo nei tunnel. Non avevamo ossigeno. Era difficile respirare”, racconta l’ex prigioniera del movimento islamista palestinese.
Nessuna notizia del marito Keith
Aviva Siegel spiega di essere stata tenuta in ostaggio insieme al marito fino a quando qualcuno è venuto a dirle che sarebbe tornata in Israele nell’ambito di uno scambio con prigionieri palestinesi. All’inizio era sospettosa: “Non credevo a questa persona, perché mi avevano mentito per tutta la durata della mia detenzione”, racconta.
Ma, quando a novembre è arrivata la tregua, lei è stata rilasciata, a differenza del marito. “Ho detto alla persona che mi teneva in custodia che non potevo tornare a casa senza avergli detto addio. Ho chiesto a Keith di essere forte per me e gli ho detto che sarei stata forte per lui”.
Oggi, la donna non ha alcuna informazione su dove si trovi il marito o sul suo stato di salute. “Non sappiamo nemmeno se sia vivo. Keith potrebbe essere morto”, dice. “Sono molto preoccupata per lui. Ha 64 anni e non gode di buona salute, ha la pressione alta. Ha bisogno di riunirsi alla sua famiglia”.
Il governo israeliano del primo ministro Benjamin Netanyahu è determinato a continuare la guerra nella Striscia di Gaza fino alla distruzione totale di Hamas. Alla domanda se teme che questa strategia possa minacciare la sicurezza degli ostaggi ancora detenuti nel territorio palestinese, Aviva Siegel risponde di non essere “un politico”. “Tutti devono aiutarci. Dobbiamo far uscire questi ostaggi. Chiedo aiuto al mondo intero”, dice. E ricorda le condizioni in cui sono tenuti i prigionieri: “I diritti umani non sono rispettati. Avevo paura di morire mentre mi tenevano prigioniera. Sono stata fortunata a sopravvivere”.
“Sono anni che speriamo nella pace”
Alla domanda se pensa che la risposta di Israele all’attacco di Hamas sia stata sproporzionata, viste le numerose vittime civili, risponde che “desidera la pace”.
“Abbiamo sperato nella pace per anni. Sono più di 25 anni che soffriamo perché ci sparano missili. Mi nascondevo tra gli alberi per evitare di essere uccisa. Il mio vicino di casa è morto sotto i miei occhi, tagliato a metà da un missile. È molto difficile se si guarda alla situazione in Israele. E anche quello che sta succedendo a Gaza è difficile. Spero che il mondo sia un posto migliore per tutti”, conclude Aviva Siegel.
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