Salah Abdeslam, unico sopravvissuto del commando che il 13 novembre del 2015 attaccò Parigi causando 130 morti e centinaia di feriti, ha spiegato in modo raggelante la sua partecipazione a quegli attentati, quando ha preso la parola oggi, mercoledì, al processo in corso contro 14 imputati. "Abbiamo preso di mira la Francia, la popolazione, dei civili, ma non c'era niente di personale. L'obiettivo era la Francia", ha affermato con assoluta calma colui che si ritiene abbia avuto un ruolo centrale nell'operazione.
La corte di assise parigina, che sentirà gli accusati sulla loro personalità in novembre e sulle questioni di fondo solo nel 2022, ha voluto ascoltare da tutti una "dichiarazione spontanea e succinta, non un discorso". Abdeslam ha premesso che avrebbe parlato un po' più a lungo, si è soffermato per cinque minuti sulla politica e le azioni militari francesi in Medio Oriente e ha dato la sua definizione dei "terroristi, jihadisti, radicalizzati", a suo dire "autentici musulmani".
La giustificazione di Abdeslam ha turbato i rappresentanti delle parti civili. Prima di lui toccava agli altri 13 accusati. Alcuni hanno manifestato "compassione" per le vittime, pur negando di essere "terroristi", altri hanno ammesso una parte dei fatti per i quali compaiono alla sbarra, altri hanno preferito non esprimersi.