Pene comprese fra i 14 mesi sospesi e i 6 mesi da scontare sono state pronunciate oggi, venerdì, a Parigi, nei confronti di sei giovani processati in relazione all’uccisione di Samuel Paty. Il docente 47enne era stato assassinato fuori da scuola nell’ottobre del 2020 per avere mostrato delle caricature di Maometto durante un corso sulla laicità. L’autore del delitto fu un 18enne rifugiato russo di origine cecena, musulmano radicalizzato, in seguito colpito a morte dalla polizia.
Al termine di due settimane di processo a porte chiuse in un tribunale per minorenni, cinque degli imputati, all’epoca dei fatti di età compresa fra i 14 e i 15 anni, sono stati riconosciuti colpevoli di aver sorvegliato la vittima e di averla indicata all’omicida. Fra gli imputati c’era anche una ragazza di allora 13 anni, che mentì riguardo alla lezione di Paty (alla quale non aveva partecipato) e fu così all’origine della campagna sulle reti sociali contro l’insegnante, che ne precedette l’uccisione.
Nel dettaglio, un imputato è stato condannato a 14 mesi con la condizionale, tre (fra cui la ragazza) a 18 mesi sospesi, uno a 20 mesi e uno a 24, di cui 6 da scontare ma probabilmente con un braccialetto elettronico e non in carcere.
La corte ha riconosciuto “la gravità dei fatti”, ma le condanne, in linea con le richieste della procura, sono state criticate all’uscita dal tribunale dagli avvocati della famiglia Paty. I legali hanno parlato di “collera” e “incomprensione” per sanzioni “non all’altezza del dramma” vissuto dalla vittima e dai suoi parenti.
Un secondo processo, alla fine del 2024, vedrà alla sbarra otto adulti che nella vicenda hanno avuto ruoli diversi.
RG 07.00 del 27.11.2023 La corrispondenza di Annalisa Cappellini
RSI Info 27.11.2023, 11:45
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