Svolta nella crisi politica in Austria: a Herbert Kickl, leader del FPÖ, è stato infatti conferito oggi, lunedì, il mandato per la formazione del nuovo Governo.
La decisione del presidente Alexander Van der Bellen ha una portata storica. Se le trattative con i conservatori della ÖVP andassero in porto, l’Austria avrebbe infatti per la prima volta dal dopoguerra un cancelliere di estrema destra. La FPÖ (Freiheitliche Partei Österreichs) è stata fondata negli anni Cinquanta sulle ceneri del nazionalsocialismo e sebbene abbia partecipato in passato a varie alleanze di governo, dagli anni Ottanta in avanti, sia con la destra moderata della ÖVP che con i socialdemocratici della SPÖ, non è mai stata in grado di mettere piede alla cancelleria. I tempi però sono cambiati ed Herbert Kickl è vicino a un traguardo epocale.
L’ultimo terremoto
La svolta degli ultimi giorni, con la mossa di Van der Bellen, è arrivata dopo il fallimento delle trattative tra conservatori e socialdemocratici che poteva condurre a nuove elezioni e a una maggiore destabilizzazione del paese. Il capo di Stato ha scelto dunque di far rientrare in gioco la FPÖ di Kickl, che aveva vinto le elezioni di settembre, ottenendo la maggioranza relativa. Poi però era stata esclusa: il cancelliere della ÖVP Karl Nehammer aveva posto il veto a negoziati diretti con Kickl e cercato la strada di una coalizione alternativa con la SPÖ e i liberali di Neos. Il tentativo non ha funzionato e il sostituto di Nehammer, il segretario generale Christian Stocker, ha dato in seguito il via libera a negoziati con la FPÖ.
La strada a Vienna sembra essere dunque in discesa per la formazione di un governo tutto di destra. Naturalmente ci sono ancora le trattative, che non saranno facili, ma è anche vero che tra le due formazioni c’è molta affinità, soprattutto per alcuni temi, come quelli della sicurezza e del controllo dell’immigrazione. Punti di scontro ci potrebbero essere sulla politica estera, viste le posizioni filorusse e soprattutto euroscettiche della FPÖ; ma è difficile che Kickl possa mettere paletti troppo alti ormai in vista del trionfo politico, anche personale.
La risalita
L’attuale leader nazionalpopulista ha preso in mano le redini del partito nel 2021, dopo la crisi che nel 2019 aveva portato alle dimissioni di Heinz Christian Strache e il breve periodo di reggenza da parte di Norber Hofer. L’Ibizagate, lo scandalo che aveva coinvolto prima il vicecancelliere Strache e poi il cancelliere della ÖVP Sebastian Kurz, mandando a gambe la coalizione di destra in carica dal 2017, aveva spinto il partito verso il basso. Ma nel giro di un paio d’anni, complice il non proprio brillante nuovo tandem di governo costituito dall’ÖVP di Nehammer e dai Verdi di Werner Kogler e la congiuntura internazionale fatta di crisi, tra pandemia e guerre, Herbert Kickl ha portato il partito di nuovo in alto, sino al successo nel voto del settembre 2024.
Ammesso e non concesso quindi che Kickl approdi al Bundeskanzleramt, si tratterebbe di una rivincita rispetto a quella conventio ad excludendum che aveva relegato la FPÖ all’opposizione dopo la vittoria autunnale, e soprattutto il risultato di un percorso cominciato 25 anni fa con la leadership di Jörg Haider e lo sdoganamento al governo con la ÖVP del cancelliere Wolfgang Schüssel. Allora sia in Austria, che in Europa si erano levate le proteste per la partecipazione della destra populista al Governo e da Bruxelles era stata inviata una commissione di saggi per assicurarsi che la FPÖ rispettasse i dettami costituzionali. Ora l’atmosfera è differente e in mezzo continente la destra radicale è arrivata e passata nelle stanze del potere, dall’Italia all’Ungheria, dalla Polonia ai Paesi Bassi.
Le prospettive
Resta da vedere in fine dei conti se e quando il governo Kickl-Stocker verrà alla luce e che con quale programma. L’Austria, come il resto dell’Europa, viene da un periodo complicato, generato soprattutto dai riflessi economici del conflitto in Ucraina: ristrutturazione delle finanze, lotta all’inflazione e riconversione energetica dopo l’addio al gas russo sono i temi all’ordine del giorno, insieme a quelli di sicurezza e immigrazione. L’alleanza tra FPÖ non è inedita, ma la trazione radicale dovrebbe farsi sentire più sul versante interno che estero, dove comunque Vienna è inserita nell’architettura europea, anche se non nella NATO. La vera sfida per Herbert Kickl sarà quella di trasformarsi da rumoroso megafono dell’opposizione a cancelliere di tutti gli austriaci.
Austria, si cerca una coalizione
Telegiornale 06.01.2025, 12:30