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Austria, sarà la rivincita della destra?

Il fallimento delle trattative per formare un Esecutivo potrebbe portare in Governo la FPÖ di Herbert Kickl, che gli altri partiti avevano voluto escludere

  • 4 gennaio, 05:30
  • 4 gennaio, 09:46
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Austria, cercasi coalizione di governo

Telegiornale 03.01.2025, 20:00

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Di: Stefano Grazioli 

La domanda è ora questa: la FPÖ, il partito di estrema destra guidato da Herbert Kickl, riuscirà ad arrivare al governo, in una coalizione tutta conservatrice con la ÖVP, retta dall’attuale cancelliere Karl Nehammer? Per la risposta bisognerà avere pazienza. Adesso a Vienna si raccolgono intanto i cocci, alla fine di trattative che in oltre tre mesi non hanno portato a nulla. Dopo le elezioni del 29 settembre 2024, vinte dalla FPÖ con oltre il 28% dei consensi, la ÖVP, seconda con il 26%, aveva condotto i negoziati per la formazione del nuovo governo con i socialdemocratici della SPÖ e i liberali di Neos; si sperava che la nuova alleanza progettata per escludere da destra populista potesse sorgere prima di Natale, ma dopo Capodanno è arrivato l’improvviso passo indietro dei liberali, che ha mandato tutto a gambe all’aria, o quasi.

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Austria: le difficoltà di formare un governo

SEIDISERA 03.01.2025, 18:00

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Rivincita della destra?

Teoricamente, dal punto di vista numerico, popolari e socialdemocratici, da soli, avrebbero anche la maggioranza al Nationalrat, esattamente i 92 seggi necessari sui 183 totali in parlamento, ma una Große Koalition sarebbe con questi numeri molto instabile. L’alternativa potrebbe essere quella di far rientrare in gioco al posto di Neos i Grünen, già partner della ÖVP nell’ultima legislatura, oppure cercare appunto una nuova via: quella con i nazionalpopulisti di Kickl al governo accanto ai popolari. La destra austriaca potrebbe dunque prendersi la rivincita, spezzando la conventio ad excludendum che l’aveva rilegata in pratica all’opposizione. In caso di un nulla di fatto potrebbe entrare in gioco l’ipotesi di un governo tecnico o aprirsi anche lo spettro di nuove elezioni, in cui proprio la FPÖ sarebbe favorita, con gli ultimi sondaggi che la danno intorno al 36%.

Partita aperta

I giochi sono comunque tutti da fare, o per meglio dire da rifare, e ogni opzione è possibile. Al momento è forse più forte lo shock delle trattative finite in un vicolo cieco che la spinta verso un’alternativa precisa. Alla girandola di accuse reciproche fra ÖVP, SPÖ e Neos hanno fatto subito eco le bordate della FPÖ nei confronti di Nehammer: il cancelliere della ÖVP nella scorsa campagna elettorale aveva escluso un’intesa con Kickl, che adesso rivede la chance di governo, se per esempio Nehammer si facesse da parte. Per ora si tratta solo di speculazioni, ma a Vienna c’è già chi vede il ritorno di Sebastian Kurz, ex Kanzler ed ex leader dei conservatori moderati che nella sua esperienza di governo era andato a braccetto proprio con la FPÖ e con Kickl, allora al Ministero degli Interni. Poi l’alleanza tra le destre era naufragata nel 2019 a causa dell’Ibizagate, lo scandalo che aveva coinvolto prima l’ex vice cancelliere Hans Christian Strache e poi lo stesso Kurz.

Fine della stabilità

Quello che è certo, è che il sistema politico austriaco, stabile per decenni con numerosi governi di coalizione tra i due grandi partiti di massa, ÖVP e SPÖ, è ormai entrato in una fase di volubilità, dovuta da un lato alle periodiche ondate nazionalpopuliste e all’imprevedibilità della classe politica della FPÖ, dall’altro dallo spostamento dei favori dell’elettorato verso partiti minori che però hanno iniziato a giocare un ruolo sempre maggiore, Verdi e Neos. Lo spettro politico a Vienna si è insomma allargato e frammentato, rendendo più difficile la formazione di coalizioni di governo. È lo stesso fenomeno che ha interessato da qualche anno la Germania, con la crescita della destra radicale della Alternative für Deutschland e più recentemente del Bündnis Sahra Wagenknecht.

Necessità di compromesso

La soluzione del rebus delle coalizioni si trova solamente nella capacità di compromesso dei vari partiti, che devono in parte retrocedere dalle proprie posizioni ed avvicinarsi a quelle degli altri: in realtà non si tratta certo di una novità e a questi schemi i partiti storici, ÖVP e SPÖ, sono abituati; non è però il caso dei nuovi attori come Neos o Grünen, o della FPÖ, formazione polarizzante da sempre con cui comunque sia la SPÖ negli anni Ottanta che la ÖVP all’inizio degli anni Duemila, al tempo del cancelliere Wolfgang Schüssel, e poi con Kurz, avevano formato alleanze di governo. Anche questa volta in Austria si dovrà quindi trovare la quadratura del cerchio, adesso, anche perché nel caso di nuove elezioni, il problema sarebbe solo posticipato.

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