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Austria a un bivio, dopo il trionfo della FPÖ

L’analisi e gli scenari dopo la vittoria dell’estrema destra alle elezioni - Il processo per formare un nuovo governo, ha lasciato intendere il presidente, sarà lungo e nessuna scelta scontata

  • Oggi, 05:51
  • 3 ore fa
I festeggiamenti a Vienna di Herbert Kickl e dei supporter della FPÖ .jpg

I festeggiamenti a Vienna di Herbert Kickl e dei supporter della FPÖ

  • Keystone
Di: Stefano Grazioli 

La vittoria della FPÖ è un successo storico per l’estrema destra austriaca, che sfiora quasi il 29% dei consensi, livello mai raggiunto nella storia del partito. Con una crescita di oltre 12 punti, diventa la prima forza assoluta nel Paese. Il risultato è ancora più rilevante nel contesto di un’affluenza record, con il 78% degli austriaci che si è recato alle urne. I sondaggi della vigilia sono stati rispettati e hanno rispecchiato anche la tendenza mostrata lo scorso giugno alle elezioni europee, quando i nazionalpopulisti avevano raggiunto la maggioranza relativa con il 25%; allora l’affluenza era stata solo del 56%.

Con una campagna elettorale centrata su classici temi dell’immigrazione e della sicurezza il leader della FPÖ Herbert Kickl è riuscito a mobilitare a suo favore circa un terzo dell’elettorato; il cancelliere conservatore della ÖVP, Karl Nehammer, ha dovuto incassare una sonora sconfitta, con il partito in discesa di 11 punti percentuali e fermatosi al 26%: a nulla è servita la demonizzazione dell’avversario, che ora aspira a sua volta alla cancelleria. I verdi, partner di governo nella coalizione uscente con i popolari, sono arretrati di quasi 6 punti e sono finiti con circa l’8% dietro i liberali di NEOS, saliti, di poco, al 9%. Anche la SPÖ, il partito socialdemocratico, è rimasta sui suoi valori, confermandosi terza forza con il 21%.

Vittoria di Pirro?

Il trionfo di Kickl e della destra potrebbe però rivelarsi una vittoria di Pirro, se la FPÖ non riuscisse a trovare un partner per governare. Durante la campagna elettorale tutti gli altri partiti hanno escluso una collaborazione con i nazionalpopulisti e anche Nehammer ha affermato di non essere disposto a partecipare ad un governo con Kickl cancelliere, formula in ogni caso suscettibile a interpretazioni. In ogni caso la FPÖ in una coalizione governativa non sarebbe una novità, dato che sia la SPÖ negli anni Ottanta (1983-1987) che la ÖVP all’inizio degli anni Duemila (2000-2005 e 2017-2019) hanno guidato governi dove l’estrema destra era il partner di minoranza.

Adesso però, se ai tempi di Norbert Steger la FPÖ era al 5% e a quelli di Jorg Haider era già al 26%, Kickl ha rovesciato i rapporti e con il record del 29% e il primo posto punta diritto al Bundeskanzleramt. L’alleato naturale sarebbe proprio la ÖVP di Nehammer, seguendo la scia dell’ultima coalizione che era andata a rotoli a causa dell’Ibizagate, scandalo che nel 2019 aveva coinvolto prima il vicecancelliere della FPÖ Hans Christian Strache e poi trascinato a fondo nei suoi sviluppi anche il cancelliere conservatore Sebastian Kurz.

Ritorno della Grosse Koalition?

I giochi sono però tutti da fare: se le affinità nei contenuti tra la destra moderata ed estrema sono molte, sia le esperienze del recente passato che le forme della FPÖ del presente, vale a dire l’immagine di Kickl come leader estremista, pesano sulla possibile riedizione dell’alleanza tra nazionalpopulisti e popolari, che potrebbe venire alla luce comunque con cambiamenti di personale in uno o entrambi i partiti. Rispetto alla FPÖ, che può realisticamente vedere un governo solo con la ÖVP, quest’ultima ha più opzioni: Nehammer avrebbe, sia numericamente che politicamente, la possibilità di rimanere alla cancelliera alla testa di una coalizione come quella attuale con i verdi, se imbarcasse almeno un altro partito, tra NEOS e SPÖ; con i socialdemocratici sarebbe addirittura possibile una Grosse Koalition a due, la formula che dal Dopoguerra è stata la prediletta dagli austriaci, anche se ultimamente un po’ decaduta.

L’Austria si trova insomma a un bivio: da una parte seguire la traccia già segnata in altri paesi europei, dove l’estrema destra non solo è arrivata al governo in coalizioni, ma lo ha guidato, come nei casi di Victor Orban in Ungheria o di Giorgia Meloni in Italia; dall’altra proseguire nella strategia della conventio ad excludendum, costruendo una barriera artificiale per evitare che la FPÖ entri alla cancelleria. Già i prossimi giorni e le prossime settimane faranno un po’ di chiarezza, con il presidente Alexander Van der Bellen che dovrà dare l’incarico formale per formare il prossimo governo. Appena dopo il voto il capo dello Stato si è rivolto agli austriaci facendo capire che il processo sarà lungo e nessuna scelta scontata.

Elezioni Austria, vince la destra nazionalista

Telegiornale 29.09.2024, 20:00

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