"Abbiamo concordato, rispetteremo l'accordo su Taiwan". Lo ha dichiarato Joe Biden, dopo aver parlato con il presidente cinese Xi Jinping. Il capo della Casa Bianca si è così espresso, rientrando oggi, mercoledì, a Washington dal Michigan. Non è tuttavia chiaro a quale "accordo" Biden si riferisse. Il Taiwan Relations Act, approvato nel 1979, si fonda sulla decisione degli Stati Uniti di riconoscere la Repubblica popolare, in base all'aspettativa che il futuro di Taiwan sarà determinato pacificamente. A tale atto e ad altre dichiarazioni statunitensi in materia - che non sono accordi - Pechino attribuisce però un carattere unilaterale.
Ad ogni modo sembrano almeno in parte stemperarsi i toni del confronto fra Stati Uniti e Cina. È inoltre in programma proprio per oggi, a Zurigo, un incontro ad alto livello fra rappresentanti dei due Paesi: il consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan e il responsabile per gli esteri del PC cinese Yang Jiechi. Intanto però Taiwan manifesta apertamente timori per la sua sovranità. La Repubblica popolare, ha dichiarato il ministro della difesa dell'isola Chiu Kuo-cheng, sarà in grado di organizzare un'invasione su vasta scala di Taiwan entro 3 anni. "Entro il 2025" Pechino "ridurrà i costi e gli attriti ai minimi", ha ammonito, sottolineando che le attuali tensioni sono le peggiori degli ultimi 40 anni.
La Cina, che qualifica Taiwan come una provincia ribelle e una parte del proprio territorio reintegrabile anche con il ricorso alla forza, ha inviato nell'arco di 4 giorni quasi 150 aerei militari nello spazio della difesa aerea dell'isola. Attriti sono nel frattempo sorti anche fra Cina e Francia: è infatti giunta a Taipei una delegazione francese composta da 4 senatori e dall'ex ministro della difesa Alain Richard. La visita ha suscitato le vive proteste dell'ambasciata cinese a Parigi.