Gli USA stanno lavorando a un accordo sugli ostaggi tra Israele e Hamas che porterebbe a una cessazione delle ostilità per almeno sei settimane. Lo ha detto Joe Biden dopo un incontro a Washington con Re Abdallah di Giordania.
Il presidente ha ribadito il messaggio espresso ieri dopo una lunga telefonata con Netanyahu: gli USA condividono l’obbiettivo di sconfiggere Hamas, ma la grande operazione militare a Rafah non può procedere senza prima un piano credibile per proteggere un milione di civili.
Anche Re Abdallah ha chiesto una tregua duratura e aiuti ai civili per fare fronte a una situazione inumana. Il sovrano ha invitato anche a non distogliere gli occhi dalla situazione in Cisgiordania, dove dal 7 ottobre otre 400 palestinesi sono stati uccisi, e a Gerusalemme Est. La separazione di Cisgiordania e Gaza, ha detto è inaccettabile.
Lite al telefono
La rete televisiva americana NBC News sostiene che Biden sia sempre più furibondo con Netanyahu per la campagna militare. Anche ieri sera la telefonata sarebbe stata tutt’altro che amichevole. Netanyahu ha protestato, tra le altre cose, per le sanzioni USA contro alcuni coloni israeliani.
Nelle discussioni con i collaboratori il presidente USA eviterebbe di citare Netayahu per nome, chiamandolo “il ragazzo” o usando altri termini dispregiativi, ma non sarebbe ancora arrivato al punto da voler prendere pubblicamente le distanze.
Pressing europeo sugli USA
Chi invece ha rotto gli indugi è il l’Alto rappresentante per la politica estera europea Josep Borrel, che in conferenza stampa con il direttore dell’ UNRWA Lazzarini ha usato parole senza precedenti all’indirizzo della Casa Bianca: “Biden ha detto che i morti civili a Gaza sono troppi. Se sono troppi allora forse devi dare a Israele meno armi, è abbastanza logico”.
“Tutti vanno a Tel Aviv e chiedono ‘per piacere, ci sono troppe vittime, uccidete meno civili’ ma Benjamin Netanyahu non ascolta nessuno. Forse è il caso di smettere di chiedere per piacere e fare qualcosa”, ha aggiunto l’ex ministro degli esteri socialista spagnolo.
I ventisette sono però divisi al loro interno sulla condotta concreta da tenere, con almeno due Stati - Ungheria e Repubblica Ceca ‘ che nei giorni scorsi sono già intervenuti per bloccare decisioni ostili contro Israele e altri che preferiscono comunque non bruciare i ponti. Le decisioni di politica estera richiedono l’unanimità.
Corte Olanda: stop parti di F-35 a Israele
I Paesi Bassi devono interrompere la fornitura di parti per i caccia F-35 utilizzati da Israele nella Striscia di Gaza: lo ha stabilito un tribunale olandese, accogliendo le richieste di alcune organizzazioni per i diritti umani. La Corte d’appello dell’Aja ha ordinato di cessare ogni effettiva esportazione e transito entro 7 giorni .
Il governo - che si trova peraltro in affari correnti, essendo in corso trattative per formare una nuova coalizione, dopo le elezioni di novembre - ha presentato ricorso, ritenendo che sia prerogativa dell’esecutivo condurre la propria politica estera come ritiene opportuno.
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