Come previsto, la Commissione elettorale bielorussa lunedì mattina ha dichiarato Alexander Lukashenko vincitore delle elezioni presidenziali nel Paese, criticate come ingiuste e non libere, per la settima volta consecutiva. Secondo l’agenzia di stampa statale Belta, secondo i risultati preliminari il capo di Stato sostenuto dalla Russia, al potere da trent’anni, ha ricevuto l’86,82% dei voti. Lo ha annunciato il presidente della Commissione. La quota di voti ottenuta è la più alta mai conquistata da Lukashenko.
Nei sondaggi post-elettorali di domenica l’87,6% dei voti era stato attribuito al capo di Stato. L’affluenza alle urne nel Paese spesso indicato come l’ultima dittatura d’Europa è stata invece stimata all’85,7%, superiore a quella del 2020 (84,38%). Allora Lukashenko fu dichiarato vincitore con l’80,1% dei voti.
“Bisogna rendersi conto che le cifre pubblicate in Bielorussia non hanno nulla in comune con la realtà”, ha dichiarato all’agenzia di stampa DPA il politologo Valery Karbalevich, fuggito in esilio a causa del pericolo di essere ucciso. “L’apparato di potere determina le cifre in anticipo”. Secondo Karbalevich, Lukashenko non avrebbe avuto alcuna possibilità di vincere in un’elezione con veri avversari. Sono stati ammessi al voto quattro “avversari”: Sergei Syrankov, Alexander Khiznyak e Oleg Gaidukevich sostenitori di Lukashenko e quindi considerati semplici comparse e la formalmente indipendente Hanna Kanapatskaya, comunque vicina al potere.