L’amministrazione Biden intende revocare il divieto di consentire a una controversa unità militare ucraina di utilizzare le armi statunitensi, ha riferito lunedì il Washington Post, citando funzionari del Dipartimento di Stato. Quest’ultimo ha revocato il divieto decennale (sancito proprio nel 2014, all’epoca dell’occupazione russa della Crimea), alla Brigata operazioni speciali Azov di addestrarsi all’uso e impiegare le armi americane dopo che una nuova analisi non ha trovato alcuna prova di violazioni dei diritti umani da parte dell’unità, ha riferito il Post.
“Dopo un esame approfondito, la 12esima Brigata Azov delle forze speciali ucraine ha superato la verifica della normativa Leahy effettuata dal Dipartimento di Stato americano”, ha dichiarato quest’ultimo in un documento ottenuto dal giornale. Va ricordato che la legge Leahy impedisce l’assistenza militare degli Stati Uniti alle unità straniere che hanno commesso tali violazioni.
In precedenza noto come Reggimento Azov e Battaglione Azov, fu fondata da personalità militari e politiche con radici di estrema destra e ultranazionaliste. La struttura, che fa parte della Guardia nazionale ucraina, si è evoluta a brigata “regolamentata” partendo appunto dal battaglione organizzato nel 2014 che ha combattuto contro i separatisti sostenuti dalla Russia. Gli stessi che hanno creato regioni “autonome” nell’Ucraina orientale negli Oblast di Luhansk e Donetsk, diventate poi “repubbliche” riconosciute solo dal Cremlino.
I militi della brigata Azov sono amati in Ucraina per l’impegno profuso nel proteggere il Paese dall’invasione scatenata da Mosca e, in particolare, per la strenua resistenza nel difendere la metropoli meridionale di Mariupol, poi occupata dai russi nel maggio 2022. Sono però disprezzati da Putin e dai russi - non solo i soldati - in generale.
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Telegiornale 07.06.2024, 20:00