La COP16, la conferenza ONU dedicata alla biodiversità si è chiusa sabato a Cali, in Colombia, con dei risultati al di sotto delle aspettative. C’è chi addirittura l’ha definita un quasi fallimento perché uno degli obiettivi centrali di questa conferenza era di trovare un’intesa per finanziare un fondo per aiutare i paesi più poveri a ripristinare gli ambienti naturali degradati, ma questo punto non c’è stato un accordo tra i paesi più ricchi, che frenavano, tra cui la Svizzera, e quelli più poveri che spingevano. Le discussioni sono state prolungate a tarda notte, ma molti rappresentanti erano assenti, erano già partiti e quindi mancava li quorum. Niente accordo, dunque, sul meccanismo di finanziamento Nord-Sud, con grande rabbia da parte dei governi africani e latino-americani.
Sono però state trovate anche delle intese: le popolazioni autoctone e le comunità locali potranno esser rappresentante in seno a un nuovo gruppo della convenzione delle biodiversità. Questo è importante perché con questo nuovo organismo, i partecipanti guadagnano punti nella scala della gerarchia delle decisioni: prima erano confinati in un organo consultativo che rischiava di esser cancellato. Quindi, questo passo è sicuramente una vittoria.
Inoltre, si è trovato un accordo in merito al risarcimento per l’uso commerciale delle informazioni biologiche, note come informazioni di sequenziamento digitale di piante e animali. In base alla proposta, le aziende farmaceutiche e cosmetiche che traggono profitto dall’uso di queste informazioni pagherebbero un risarcimento a un fondo ma su base volontaria. Questo andrebbe poi ai paesi da cui provengono le informazioni, per essere utilizzato per ripristinare la natura. Ma anche qui si è lottato con l’India che ha introdotto degli emendamenti al testo e la Svizzera, che invece non li voleva... dopo un lungo braccio di ferro, la Svizzera ha accettato.
Questo passo è importante perché spinge le imprese che attingono alla biodiversità per fare affari a retribuire le popolazioni autoctone che in quegli habitat ci vivono. Il problema è che la partecipazione al fondo è su base volontaria, non c’è una tassa obbligatoria, tassa alla quale i paesi ricchi si sono opposti. Fra questi, anche questa volta, c’era la Svizzera. Quindi l’efficacia del meccanismo dipenderà dalla volontà degli attori, ma si punta a raccogliere un miliardo di dollari.
In conclusione, si è deciso di sottolineare il collegamento tra la perdita di biodiversità e il cambiamento climatico, ma la frattura tra sud globale e nord globale in molte discussioni ha impedito di fare passi avanti.
La Cop16 in Colombia
Alphaville 31.10.2024, 11:45
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La posizione della Svizzera
Nonostante il fallimento della Conferenza internazionale sulla biodiversità guidata dalle Nazione Unite, la COP16 di Cali, in Colombia, la Svizzera ritiene che siano stati compiuti progressi nell’attuazione del quadro globale per la biodiversità. In una presa di posizione inviata sabato all’agenzia Keystone-ATS, l’Ufficio federale dell’ambiente (UFAM) riconosce tuttavia che il finanziamento del piano d’azione fino al 2030, adottato a Montréal, in Canada, due anni fa, rimane irrisolto. Il nuovo fondo richiesto dai paesi in via di sviluppo è stato respinto perché la Banca mondiale finanzia già i progetti attraverso il suo Fondo mondiale per l’ambiente (Global Environment Facility). Tuttavia, la conferenza ha raggiunto un accordo sulla questione del meccanismo di informazione di sequenziamento digitale (Digital Sequence Information, DSI), uno strumento per l’equa redistribuzione dei benefici e dei profitti derivanti dalle informazioni contenute nelle risorse genetiche della natura, a lungo sfruttate dai paesi del Nord del mondo senza un’adeguata condivisione con le nazioni da cui queste risorse venivano prelevate. Le parti hanno concordato un meccanismo che crea condivisione dei benefici e certezza giuridica, senza limitare la ricerca. La Svizzera ha sostenuto questa proposta.
ONG insoddisfatte
I risultati della COP16 sono del tutto inadeguati a preservare meglio la biodiversità mondiale, deplorano BirdLife, Pro Natura e il WWF dopo il fallimento dei negoziati in Colombia. A loro avviso, la Svizzera non si è distinta a Cali. In un comunicato congiunto le tre organizzazioni hanno sottolineato che la Svizzera non ha fornito nessun contributo: non ha presentato un piano d’azione nazionale per la diversità biologica e non ha fornito un contributo finanziario “adeguato” per la biodiversità globale.