La fragilissima tregua entrata in vigore martedì sera in Libia, dopo gli scontri tra gruppi ribelli a Tripoli, sembra reggere. Tuttavia, secondo Arturo Varvelli, ricercatore dell'Istituto per gli studi di politica internazionale (ISPI), per stabilizzare il paese è necessaria una strategia diversa.
Arturo Varvelli, ricercatore dell'ISPI
"Ci sono discrete possibilità che la tregua possa durare, ma ci sono molte perplessità sull'impianto generale di questo accordo tra le milizie", spiega ai microfoni della RSI. "Bisogna ricordare che il monopolio dell'uso della forza non è mai stato ricostituito in Libia dal 20 ottobre del 2011, dalla caduta del regime di Gheddafi e che sono sostanzialmente le milizie le vere detentrici del potere".
Tuttavia, i gruppi armati non sono mai stati coinvolti in un vero processo di pace, sottolinea lo studioso. "Io sono convinto che fino a quando facciamo le 'paci' con i rappresentanti politici che più ci aggradano, gli facciamo stringere le mani tra di loro, ma poi tornano in Libia e si trovano a dover implementare delle decisioni che non hanno coinvolto chi realmente detiene il potere nel paese, ossia i gruppi armati e le milizie, continueremo a reiterare gli stessi errori", sostiene Varvelli.
Nella situazione attuale, dunque, anche delle eventuali elezioni in dicembre non contribuirebbero alla stabilizzazione del paese. "Se si andasse a votare nelle condizioni di sicurezza precaria che ci sono adesso, senza aver stabilito quali saranno i poteri di chi vincerà le elezioni, andremmo incontro a ulteriori conflittualità nel paese", conclude il ricercatore.
PP 12.00 del 5 settembre 2018 - Il servizio di Chiara Savi
RSI Info 05.09.2018, 14:12
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