Il consiglio presidenziale libico, guidato da Fayez al Sarraj, ha proclamato lo stato di emergenza a Tripoli. La capitale è sotto scacco dopo una settimana di violenti combattimenti e l'avanzata micidiale di una milizia ribelle, la 7a Brigata, che avanza da sud verso l'aeroporto e non sembra avere alcuna intenzione di fermarsi. L'assalto, da lunedì scorso, è costato la vita a oltre 40 persone e ha provocato centinaia di feriti.
I miliziani hanno annunciato l'imminente assalto al quartiere di Abu Salim a Tripoli, tristemente celebre perché vi sorge il carcere dove il defunto rais Muammar Gheddafi fece strage di oppositori nel 1996, quasi 1'300 i prigionieri massacrati a colpi di granate.
"Noi non vogliamo la distruzione, ma stiamo avanzando in nome dei cittadini che non riescono a trovare cibo e aspettano giorni in coda per avere lo stipendio, mentre i leader delle milizie si godono il denaro libico", ha tuonato il leader ribelle Abdel Rahim Al Kani.
Il Governo di unità nazionale è stato costretto alle misure di emergenza dopo la violazione reiterata delle fragili tregue proclamate nei giorni scorsi e bolla i combattimenti come un "attentato alla sicurezza della capitale e dei suoi abitanti, davanti ai quali non si può restare in silenzio". L'obiettivo dei miliziani - sempre secondo il consiglio - "è quello di interrompere il processo pacifico di transizione politica" cancellando "gli sforzi nazionali e internazionali per arrivare alla stabilizzazione del Paese".
La decisione è stata assunta "per proteggere i cittadini e la sicurezza, gli impianti e le istituzioni vitali che richiedono tutte le necessarie misure militari e civili", recita il comunicato ufficiale.
Nel frattempo l'ambasciata italiana - sfiorata sabato da un razzo che ha centrato un hotel nei pressi - "resta aperta. Continuiamo a sostenere l'amata popolazione di Tripoli in questo difficile momento", ha scritto su Twitter la sede diplomatica, smentendo le indiscrezioni - una delle tante prive di fondamento di queste ultime ore - sulla chiusura della stessa e la fuga dei responsabili.
ATS/M. Ang.