La premier italiana Giorgia Meloni è indagata per favoreggiamento e peculato nella vicenda del comandante della polizia giudiziaria libica Najeem Osama Almasri Habish, scarcerato e poi rimpatriato dall’Italia. Lo ha reso noto la stessa Meloni, attraverso un video messaggio sui social media, sottolineando che hanno ricevuto un avviso di garanzia (l’atto con il quale si informa l’indagato dell’esistenza di un procedimento penale n.d.r.) anche il ministro della Giustizia Carlo Nordio, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e il sottosegretario all’Intelligence, Alfredo Mantovano.
“La notizia di oggi è questa: il procuratore della Repubblica Francesco Lo Voi, lo stesso del fallimentare processo a Matteo Salvini per sequestro di persona, mi ha appena inviato un avviso di garanzia per i reati di favoreggiamento e peculato in relazione alla vicenda del rimpatrio del cittadino Almasri; avviso di garanzia inviato anche al ministro Carlo Nordio, Matteo Piantedosi e Alfredo Mantovano”, ha detto Meloni. La premier è poi passata all’attacco dichiarando: “Presumo al seguito di una denuncia che è stata presentata dall’avvocato Luigi Li Gotti, ex politico di sinistra molto vicino a Romano Prodi, conosciuto per avere difeso pentiti del calibro di Buscetta, Brusca e altri mafiosi”.
La nota dell’Associazione nazionale magistrati
Nella serata di martedì l’Associazione nazionale magistrati ha diramato una nota, precisando di voler segnalare “al fine di fare chiarezza, il totale fraintendimento da parte di numerosi esponenti politici dell’attività svolta dalla procura di Roma, la quale non ha emesso, come è stato detto da più parti impropriamente, un avviso di garanzia nei confronti della presidente Meloni e dei ministri Nordio e Piantedosi ma una comunicazione di iscrizione che è in sé un atto dovuto perché previsto dall’art. 6 comma 1 della legge costituzionale n. 1/89. La disposizione impone al procuratore della Repubblica, ricevuta la denuncia nei confronti di un ministro, ed omessa ogni indagine, di trasmettere, entro il termine di quindici giorni, gli atti al Tribunale dei ministri, dandone immediata comunicazione ai soggetti interessati affinché questi possano presentare memorie al collegio o chiedere di essere ascoltati. Si tratta, dunque, di un atto dovuto”.
Il caso Almasri, cosa è successo
La Corte penale internazionale (CPI), lo scorso 18 gennaio aveva notificato - a maggioranza - il mandato di arresto per il generale libico bloccato in Italia il 19 e poi scarcerato. La scarcerazione aveva scatenato le reazioni delle opposizioni contro il governo Meloni: accusano l’esecutivo di aver liberato “un torturatore” mandandolo a casa con un volo di Stato.
Nel dispositivo della pre-trial Chamber della CPI si legge che nel carcere libico di Mittiga (Tripoli), diretto da Osama Njeem Almasri, dal febbraio 2015 sono stati uccisi almeno 34 detenuti e che 22 persone, compreso un bimbo di 5 anni, hanno subito violenze sessuali dalle guardie. Almasri, secondo i giudici dell’Aja, “ha picchiato, torturato, sparato, aggredito sessualmente e ucciso personalmente detenuti, nonché ha ordinato alle guardie di picchiarli e torturarli”.
Zampa: Meloni lasci stare Prodi, Li Gotti sempre a destra
Le parole della premier Meloni, in particolare quelle che definiscono il “presunto autore della denuncia” come “Li Gotti ex politico di sinistra”, “molto vicino a Romano Prodi...” hanno suscitato la reazione, tra le altre, della senatrice Sandra Zampa, già portavoce di Prodi a Palazzo Chigi. “Con le sue parole che tirano in ballo più che a sproposito il presidente Romano Prodi, la premier Meloni conferma due cose: di non conoscere l’ABC del rispetto istituzionale e di avere evidentemente maturato una strana ossessione nei confronti di Prodi. Bastano due dati a smentirla: la carriera politica di Li Gotti è cominciata con il Movimento sociale italiano ed è proseguita in Alleanza nazionale. Li Gotti ha certamente frequentato per un tempo assai più lungo ambienti vicini a Meloni che al centro sinistra. Ha poi aderito ad Italia dei valori e dal segretario di quel partito è stato indicato come sottosegretario del secondo governo Prodi. Ma tra Li Gotti e Romano Prodi non vi è stata nessuna amicizia o conoscenza particolare, tanto è vero che non hanno più avuto rapporti dal 2008. Anche stavolta Meloni, con le sue ossessioni, ha sbagliato bersaglio”.
Gli orrori compiuti nel carcere libico di Mittiga
I crimini di guerra e contro l’umanità sono stati commessi da membri della Rada, le Forze speciali di deterrenza, una milizia nata per combattere le forze di Gheddafi e che nel 2012 ha iniziato a costruire un centro di detenzione presso la base di Mittiga - dove c’è anche l’aeroporto - che è diventato la più grande prigione della Libia occidentale: almeno 5’140 persone sono state incarcerate tra febbraio 2015 e marzo 2024, rileva la Corte penale internazionale.
Mentre alcuni sono stati detenuti su basi legali, le informazioni in possesso dei giudici mostrano che molti sono stati imprigionati per motivi religiosi (erano cristiani o atei), per il sospetto di “comportamento immorale” o per essere omosessuali, per essere affiliati all’esercito di Khalifa Haftar, l’uomo forte della Cirenaica. Gli uomini della Rada hanno sottoposto i detenuti a “interrogatori brutali e torture”. La violenza è stata esercitata a colpi di bastoni, pugni, colpi d’arma da fuoco, elettrocuzione, confino in cubi di metallo. Le informazioni disponibili indicano che almeno sei detenuti sono stati stuprati a Mittiga.
Secondo il materiale a disposizione della Camera, almeno quattro detenuti sono morti a causa di colpi di arma da fuoco; almeno 12 sono deceduti a causa di comportamenti equiparabili a tortura o altri maltrattamenti gravi; circa 16 a seguito della mancanza di cure mediche adeguate; almeno due perché costretti a dormire nel cortile della prigione nonostante la temperatura gelida. Almeno 36 persone sono state ridotte in schiavitù, incluso un bambino di 9 anni.
Caso Almasri: Meloni indagata per favoreggiamento e peculato
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L'ufficiale libico e i rapporti tra Tripoli e Roma
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