Chiamato a testimoniare dall'associazione Life for Paris, parte civile, l'ex presidente francese François Hollande si è presentato mercoledì sul banco dei testimoni del processo per gli attentati del 13 novembre 2015 a Parigi e ha raccontato la sua verità su quella "notte funesta" ma anche sui mesi precedenti, giustificando la politica estera dell'Eliseo. In una sala piena in ogni ordine di posti, ha promesso di rispondere a tutte le domande, comprendendo la sofferenza delle vittime e il loro bisogno di verità. "Non avevamo nessuna informazione di intelligence decisiva per evitare gli attacchi", ha affermato, in relazione all'incapacità della Francia di prevenire la tragedia, anche se si sapeva che "delle operazioni erano in fase di preparazione e che terroristi si mischiavano al flusso di profughi dalla Siria".
Hollande scortato all'arrivo in aula
Senza mai guardare verso l'imputato principale Salah Abdeslam, che ha giustificato gli attacchi come una risposta all'intervento militare francese proprio in Siria, Hollande ha ricordato che quest'ultimo è iniziato solo il 27 settembre, mentre il commando di attentatori "si è preparato ben prima". "Lo Stato islamico", ha affermato, "non ci ha colpiti per le nostre azioni all'estero, ma per il nostro modo di vita", aggiungendo che "ci hanno fatto la guerra e abbiamo risposto (...), se potessi tornare indietro rifarei le stesse cose".