Donald Trump, da tempo, indica la Cina quale responsabile della diffusione del coronavirus nel mondo. Il presidente degli Stati Uniti non è però l'unico: negli ultimi giorni si sono moltiplicate le petizioni o le minacce di azioni legali per chiedere alla Cina di pagare per la sua presunta negligenza.
Ultima in ordine temporale è stata la Lombardia, che domanda a Pechino un risarcimento di 20 miliardi di euro, come conferma Paolo Grimoldi, deputato della Lega Lombarda: "Ci sarà una trattativa di carattere internazionale, si potrà arrivare ad un braccio di ferro legale se la Cina farà resistenza".
Ma questi strumenti rischiano di risultare inutili. "Questi procedimenti hanno scarsissime probabilità di successo, perché vige il principio dell'immunità dalla giurisdizione degli Stati esteri per atti sovrani" come la gestione della salute pubblica, ha spiegato Natalino Ronzitti, professore emerito di Diritto internazionale alla LUISS Guido Carli.
Bisognerebbe inoltre dimostrare che le attività intraprese a Wuhan siano di carattere commerciale. In assenza di tale requisito, i tribunali interni dovrebbero dichiararsi incompetenti a giudicare la controversia.
Le minacce potrebbero però avere degli effetti secondari in ottica risarcitoria: "Ci potrebbe essere una pressione indiretta, perché possono essere intraprese delle contromisure e quindi delle sanzioni nei confronti dello Stato che si ritiene responsabile", ha concluso Ronzitti.