Rilanciare vigorosamente i consumi, espandere globalmente la domanda interna, migliorare la capacità di consumo attraverso la crescita del reddito e la riduzione degli oneri, creare una domanda effettiva attraverso un’offerta di alta qualità e rafforzare la volontà dei risparmiatori, affrontando al contempo i principali vincoli che ostacolano i consumi.
Consumi: lo spauracchio dell’economia post-Covid
Sono questi gli obiettivi dichiarati dalla Cina e che aprono il testo del piano speciale per il rilancio dei consumi, annunciato domenica 16 marzo. Si tratta di un lungo e articolato documento che divide le misure approntate dal governo sotto otto macro temi. Al centro ci sono sempre i consumi, il grande spauracchio della Cina post-Covid. Dopo la pandemia l’economia cinese non si è mai ripresa del tutto e l’esecutivo non è riuscito ad accelerare il processo di trasformazione del modello di sviluppo su cui punta da sempre il presidente Xi Jinping, che mira a rendere la Cina una società di consumi interni ad alta qualità. Riducendo dunque l’atavica dipendenza dalle esportazioni e abbandonando le storiche credenziali di “fabbrica del mondo”, che vanno strette a una Pechino che sente il bisogno di schermarsi dalle turbolenze esterne. Leggasi dazi, guerre commerciali, sanzioni e restrizioni alle catene di approvvigionamento.
Il problema è che la tradizionale tendenza al risparmio dei cinesi si è acuita dopo gli anni di pandemia e di dure restrizioni anti contagio, che hanno minato la fiducia di ampia parte della popolazione. Soprattutto quella dei giovani, che non sono più ottimisti verso il loro futuro, al contrario delle generazioni dei precedenti quattro decenni. Per il Partito comunista, rilanciare i consumi non risponde solo a una necessità immediata legata ai decimali, ma è funzionale a riprendere quel processo di trasformazione del modello di sviluppo che pare essersi inceppato, come testimonia la mai ridotta dipendenza dell’economia del Paese alle esportazioni.
Il governo sa che i dati diffusi lunedì 17 marzo non sono sufficienti allo scopo. Le vendite al dettaglio sono aumentate del 4% a gennaio e febbraio, meglio del 3,7% di dicembre. Ma il dato è condizionato dalle lunghe feste del capodanno lunare, che come sempre trainano la spesa delle famiglie e che quest’anno hanno visto un maggior numero di spostamenti interni. Nello stesso periodo, la produzione industriale è cresciuta del 5,9% su base annua, meglio del previsto ma sotto il 6,2% di dicembre. Di più. Gli investimenti immobiliari sono scesi del 9,8%, continuando la lunga crisi del settore. E la disoccupazione è salita al 5,4%, il dato più alto degli ultimi due anni. Insomma, l’economia cinese ha bisogno di forti stimoli.
Sussidi per chi ha figli e più prestazioni pensionistiche
In conclusione della sessione plenaria dell’Assemblea Nazionale del Popolo della scorsa settimana, il governo aveva promesso di adottare politiche più proattive per stimolare l’economia e rilanciare i consumi interni. Da qui l’annuncio del piano speciale che cerca di garantire maggiore liquidità alle imprese e, a cascata, ai risparmiatori cinesi.
Tra le misure, l’aumento dei salari minimi e la riduzione delle differenze di reddito tra le grandi città e le province rurali. Poi sussidi per le coppie con figli e ampliamento delle prestazioni pensionistiche, in primis quelle sanitarie. Approntate una serie di misure per rafforzare il sostegno al credito, allentando le regole per i prestiti forniti dalle banche. Si tratta di questo di uno snodo chiave, visto che negli scorsi anni si era creato un effetto domino vizioso: la crisi dell’immobiliare si era diffusa infatti al tentacolare mondo dei fondi fiduciari del sistema bancario ombra, che a sua volta ha impattato sulle casse dei governi locali, tradizionalmente esposti al settore. Con ripercussioni sul sistema di welfare, tanto che l’anno scorso il governo ha dovuto innalzare l’età pensionistica per la prima volta dopo 50 anni.
Via poi a un ampio pacchetto di obbligazioni speciali per accelerare i rimborsi dei fondi dovuti dalle province alle imprese, ma anche per stabilizzare il mercato immobiliare completando la costruzione delle abitazioni già vendute e mai consegnate. Per aumentare la spesa pubblica, il deficit di bilancio verrà portato dal 3 al 4% del pil per la prima volta dopo diversi anni. Una fetta importante andrà a sostenere lo sviluppo delle cosiddette nuove forze produttive. Il governo la definisce politica “vecchio per nuovo”, con sussidi elargiti per acquistare prodotti digitali come smartphone e tablet, ma anche auto, moto e biciclette elettriche.
Un occhio di riguardo anche per i turisti
Alcune misure guardano anche all’esterno. “Per sviluppare il consumo in entrata, sarà progressivamente ampliato il campo di applicazione dell’esenzione unilaterale dal visto per i viaggiatori stranieri e saranno ottimizzate le politiche regionali di esenzione dal visto”, si legge nel documento del governo. “Verranno introdotte rotte e servizi turistici in entrata di maggiore qualità per migliorare la comodità dei turisti internazionali che viaggiano all’interno della Cina. Verrà incoraggiato lo sviluppo di mercati internazionali per servizi medici, convegni e mostre”, si garantisce, dopo le prime grandi aperture dello scorso anno.
La speranza è di innescare un circolo virtuoso che alimenti i consumi interni, favorisca le imprese cinesi e riduca la ancora grande dipendenza dell’economia dall’export. Schermando l’economia cinese dalle guerre commerciali del futuro, portando il gigante asiatico a perseguire quello che per Xi è un mantra: l’autosufficienza.