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Contro Hezbollah, la prossima guerra di Israele?

A Tayrharfa, ultimo villaggio prima del confine, i combattimenti sono già quotidiani

  • 26 giugno, 07:37
  • 25 settembre, 12:35
Libano

Bombardamenti in territorio libanese

  • Steinmann
Di: Luca Steinmann 

Tiro. L’alta collina di fianco al villaggio di Tayrharfa si affaccia su una catena di altre alture più basse, ricoperte da una fitta boscaglia verde, che si estendono fino all’orizzonte. Guardando verso sud si scorgono Jal el Alam, Hanita, Bahaira e Habd Jareen, quattro basi militari israeliane situate lungo il confine con il Libano. Viste da lontano sono tutte uguali: bassi palazzoni circondati da mura sui quali svettano alte antenne da dove i soldati ebraici sparano colpi di artiglieria contro gli adiacenti villaggi libanesi e le postazioni di Hezbollah. I soldati sciiti, invece, si nascondono da qualche parte nelle foreste da dove a loro volta bombardano Israele e tentano di avvicinarsi segretamente alle posizioni nemiche. Di colpo riecheggiano nel silenzio secche raffiche di mitragliatrice. Da Hanita gli israeliani hanno avvistato degli uomini di Hezbollah e hanno quindi aperto il fuoco per allontanarli. Dopo qualche minuto, una delle colline inizia a bruciare. L’esercito israeliano ha lanciato del combustibile acceso per incendiare la boscaglia e complicare così il lavoro al nemico. Scene, queste, che si vivono tutti i giorni a partire dal 7 ottobre 2023, da quando il già fragile confine tra Israele e Libano si è trasformato in un territorio di bombardamenti quotidiani tra israeliani e Hezbollah, facendo rischiare in ogni momento lo scoppio di una guerra su larga scala. Che fino ad oggi, però, non è esplosa.

Hassan Nasrallah

Un ritratto di Hassan Nasrallah, segretario generale degli Hezbollah

  • Nicolò Ongaro

Situato a due chilometri dal confine, Tayrharfa è l’ultimo villaggio libanese prima dello Stato ebraico. Per raggiungerlo si parte in auto da Tiro e si imbocca una tortuosa strada che si arrampica sulle colline. Alla guida c’è un giovane ragazzo con i capelli scuri, indossa pantaloni verdi militari e una maglietta sportiva, al collo gli pende un grosso ciondolo raffigurante l’imam Ali, una delle figure religiose più importanti per i musulmani sciiti. Si chiama Mohamed, ha 23 anni e da quando ne ha 14 fa parte di Hezbollah. “Se me lo ordinassero andrei subito al fronte, per Hezbollah sono pronto a morire” dice. Essendo però l’unico figlio maschio della sua famiglia gli è stato chiesto di non arruolarsi così che possa accudirsi dei genitori e delle quattro sorelle. 

Risalendo la strada tra le colline non si incontra quasi nessuno. La maggior parte dei civili sono fuggiti negli ultimi mesi per paura dei bombardamenti, non si vedono nemmeno soldati se non due uomini in divisa dell’esercito libanese che, accaldati e annoiati, stazionano all’unico posto di blocco. Questi territori di fatto non sono sotto il controllo del loro esercito bensì di Hezbollah, i cui uomini rimangono nascosti tra le frasche senza mostrarsi ma che per raggiungere il fronte sono passati di qui. Lo si nota dagli enormi cartelloni che sovrastano la strada e recitano frasi per motivare i combattenti. “Grazie per quello che fate. Che Allah sia con voi” recita uno di questi. Altri enormi poster che si incrociano raffigurano i volti dei leader sciiti di ieri e di oggi: Khomeini e Nasrallah, Musa al Sadr e Raisi, Sulaimani e Berri. Non mancano le bandiere libanesi e quelle iraniane.

libano

Cartelli d'incoraggiamento per i combattenti e raffiguranti i leader sciiti

  • Steinmann

Tayrharfa è oggi un blocco di case vuote circondate dai boschi. Una di queste è stata centrata da un missile e distrutta, le altre sono tutte in piedi, avvolte nel silenzio interrotto solo di tanto in tanto dalle raffiche e dai botti, senza che nessuno dei due eserciti attacchi frontalmente il nemico. Una confronto statico che va avanti da nove mesi e, che se non degenererà in guerra, potrebbe continuare ancora molto a lungo. 

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Israele, lo scontro si sposta in Libano

Telegiornale 24.06.2024, 20:00

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