L'assemblea plenaria della Cop27 di Sharm el-Sheikh (Egitto) ha approvato, nella notte tra sabato e oggi domenica, il documento finale della conferenza, che salva l'obiettivo di mantenere il riscaldamento globale entro 1,5 gradi dai livelli pre-industriali, il risultato maggiore ottenuto alla Cop26 di Glasgow dello scorso anno, anche se per alcuni ambientalisti si "poteva fare molto di più".
Il testo sottolinea l'importanza della transizione alle fonti rinnovabili e si auspica l'eliminazione dei sussidi alle fonti fossili. Ma il documento chiede soltanto la riduzione della produzione elettrica a carbone con emissioni non abbattute, non l'eliminazione. Soprattutto, non dice nulla su riduzione o eliminazione dell'uso dei combustibili fossili, come avevano chiesto diversi Paesi. La Cop27 riconosce che per mantenere l'obiettivo di 1,5 gradi è necessaria una riduzione delle emissioni del 43% al 2030 rispetto al 2019. Con gli impegni di decarbonizzazione attuali tuttavia il taglio di emissioni sarebbe solo dello 0,3% al 2030.
Necessari investimenti massicci nelle rinnovabili
La Cop27 ritiene inoltre che per arrivare a zero emissioni nette nel 2050 sia necessario investire fino al 2030 4'000 miliardi di dollari all'anno in rinnovabili e altri 4-6'000 miliardi di dollari in economia a base emissioni.
L'accordo finale raggiunto nella notte prevede anche, per la prima volta, un fondo per i ristori delle perdite e i danni del cambiamento climatico (loss and damage) nei Paesi più vulnerabili. Un Comitato transitorio dovrà preparare un progetto da presentare alla prossima Cop28 nel 2023 per l'avvio operativo del fondo.
Svizzera: "Lievi progressi"
Alla conferenza mondiale di Sharm el-Sheikh sono stati fatti lievi progressi sul fronte della politica climatica: lo ha detto il capo della delegazione svizzera, Franz Perrez.
A suo avviso quanto successo mostra che le critiche mosse dopo la prima settimana di negoziati erano giustificate: nel frattempo sono stati compiuti passi avanti, ha indicato il funzionario e ambasciatore all'agenzia Keystone-Ats, citando in particolare la creazione di un fondo per compensare i paesi più poveri delle conseguenze del riscaldamento globale. Ancora aperta a tal proposito è la questione dei mezzi finanziari e della quota elvetica.
Stando a Perrez, che è anche capo della divisione affari internazionali in seno all'Ufficio federale dell'ambiente (UFAM), la Svizzera ha peraltro svolto un ruolo importante nella discussione sul tema. E si è impegnata anche nel dibattito sulle regole tecniche, per esempio nel campo dei certificati di emissione. Al capitolo progressi, Perrez ha pure menzionato la graduale eliminazione del carbone, sostenuta dalla Confederazione. La conferenza ha poi adottato un programma di lavoro con l'obiettivo di ridurre ulteriormente le emissioni globali.
COP27, fronte ambientalista svizzero deluso
In Svizzera, i Verdi si sono detti delusi. Secondo il partito - che si è espresso domenica in un comunicato - il Governo elvetico deve fare di più la giustizia climatica, in particolare sostenendo maggiormente i paesi maggiormente toccati dalla crisi: per farlo deve impegnarsi con un contributo di almeno un miliardo di franchi all'anno. Per Greenpeace la conferenza ha mostrato che la politica climatica della Confederazione è rimasta del tutto indietro rispetto alle sfide attuali. Alla Svizzera piace mettersi in mostra a livello internazionale, ma non ha alcun motivo per farlo, si legge in una nota. L'organizzazione critica Berna per essersi rifiutata di adeguare i suoi obiettivi climatici e per non voler regolamentare la piazza finanziaria, in relazione all'impatto degli investimenti sull'ambiente. Stando a WWF Svizzera il vertice delle Nazioni Unite è sfociato solo in un consenso minimo. Il fondo per i danni alle nazioni povere è un raggio di speranza in una conferenza generalmente deludente. Le decisioni adottate in Egitto sono state ben al di sotto delle aspettative, si legge in un comunicato. Anche l'accordo sul fondo per le perdite e i danni climatici delle nazioni meno facoltose è troppo vago. Ma soprattutto ora alle parole devono seguire le azioni.