La Svizzera non fa più parte della ristretta cerchia dei Paesi esemplari nella lotta al cambiamento climatico: nella nuova edizione del "Climate change performance Index" figura solo al 22mo posto, dopo essere stata 15ma lo scorso anno. Al documento, presentato alla COP27 di Sharm el Sheikh dall'organizzazione Germanwatch in collaborazione con il New York Climate Institute e il Climate Action Network, hanno collaborato 450 esperti internazionali.
Il podio è vuoto
Sono stati presi in considerazione 60 Paesi che insieme rappresentano il 92% delle emissioni mondiali e davanti alla Confederazione in realtà si piazzano in 18: i posti sul podio, infatti, non vengono assegnati perché per l'insieme degli Stati gli sforzi per contenere il riscaldamento del pianeta a 1,5 °C sono giudicati insufficienti. L'allieva modello resta la Danimarca, quarta davanti alla Svezia e ai (più sorprendenti agli occhi dei più) Cile, Marocco e India. Quest'ultima, con Germania e Regno Unito, è fra i soli tre Paesi del G20 segnati in verde, fra i migliori. La Confederazione è in giallo. Molti dei Paesi più grandi e responsabili di più inquinamento figurano dal 50mo rango in giù: nell'ordine il Giappone (50mo), la Cina (51ma), gli Stati Uniti (52mi), l'Australia (55ma), Taiwan (57mo), Canada (58mo), Russia (59ma) e Corea del Sud (60ma). Chiudono la graduatoria Arabia Saudita e Iran.
La classifica è calcolata sulla base delle emissioni causate (40%) e, nella misura del 20% ciascuno, dell'energia usata, del ricorso a fonti rinnovabili e dalle politiche climatiche adottate. E a questo proposito va detto che per la valutazione non si è ancora tenuto conto delle misure adottate di recente dalle Camere federali.
Il "greenwashing" della Svizzera
Georg Klingler, esperto di Greenpeace, non è sorpreso del deludente posizionamento elvetico: Berna, afferma, "non rispetta gli impegni presi a Parigi". Se il trend svizzero fosse quello globale, la temperatura del pianeta aumenterebbe di 3°C. Inoltre, si denuncia la pratica di "abbellire gli sforzi di protezione del clima con le misure realizzate all'estero", in relazione agli accordi siglati con diversi Paesi per compensare altrove le proprie emissioni di CO2. Non si tratta altro, afferma l'esperto, che di un "greenwashing".
Per saperne di più:
Notiziario 11.00 del 14.11.2022
RSI Info 14.11.2022, 12:34