Dal 1999 a oggi negli USA si contano più di 193 sparatorie all’interno di scuole primarie e secondarie, con 129 morti e circa 255 feriti, e ben 187’000 studenti coinvolti in questi drammatici eventi. Sebbene la prima strage, che è anche quella con più vittime (45), sia già del 1927 (Bath, Michigan), perpetrata però da un 55enne, a colpire l’immaginario collettivo mondiale fu proprio quella di Columbine.
Colpì soprattutto la spietatezza e la lucidità con la quale i diciottenni Dylan Klebold ed Eric Harris agirono per uccidere il maggior numero di persone possibile. Dalla strage sono stati tratti anche il documentario “Bowling for Columbine” di Micheal Moore e il celebrato film di Gus Van Sant “Elephant”.
Ampiamente pianificata e annunciata da problemi psichiatrici conclamati, la meticolosità dei due assomiglia molto a quanto messo in piedi dal giovane ticinese: il disagio psichico conclamato, la volontà di lasciare un segno, la preparazione e i segnali, così come una sorta di “testamento” da lasciare ai posteri. La strage ticinese si sarebbe inoltre conclusa allo stesso modo di quella in Colorado, con il suicidio.
Proprio come si concluse anche la più sanguinosa strage scolastica della storia recente degli USA, quella del Virginia Polytechnic Institute il 16 aprile del 2007. Lo studente sudcoreano Cho Seung-hui quella mattina uccise 32 persone prima di togliersi la vita. E anche qui non mancano le similitudini: i disturbi psichici, gli atti di bullismo subiti, le minacce già precedenti e la depressione.
L’ultima grande strage scolastica della storia americana risale invece al 14 febbraio 2018 in un liceo della Florida, il Marjory Stoneman Douglas High School a Parkland. Qui l’ex studente 19enne Nikolas Cruz uccise in tutto 17 persone, senza però togliersi la vita: fu arrestato due ore dopo i fatti. È ancora in attesa del processo, che era previsto proprio a giugno di quest’anno, ma è stato rinviato a causa dell’emergenza Covid-19.
Nei decenni le stragi USA hanno avuto diversi emuli in altre parti del mondo (Germania, Finlandia, Giappone, Cina, Brasile, Russia), mentre in Ticino il pericolo è stato sventato in anticipo.
Il fenomeno però, e la cronaca lo ha dimostrato anche al di là del facile accesso alle armi negli USA, non sembra arrestarsi e può manifestarsi tanto altrove quanto qui da noi.