Il reportage

Dieci anni di “marijuana di Stato” in Uruguay

Lo Stato si fa carico della produzione e distribuzione della sostanza; un duro colpo per lo spaccio clandestino

  • 22 marzo, 05:33
  • 22 marzo, 05:33

Uruguay, dieci anni di depenalizzazione della canapa

Telegiornale 18.03.2024, 20:00

Di: Emiliano Guanella

Da dieci anni in Uruguay lo Stato si fa carico della produzione e distribuzione della marijuana a fine ricreativi. La legge del 2013 è stata pioniera nel mondo e stabilisce tre registri ufficiali di utenti della cannabis; consumatori abilitati per l’acquisto presso le farmacie autorizzate, coltivatori fai da te e soci di club cannabici. La produzione della marijuana che viene venduta nelle farmacie è affidata a una mezza dozzina di società private, la cui attività è controllato dall’IRCCA, l’ente statale creato per mettere in pratica l’innovativa legislazione. Abbiamo visitato una di queste, nel dipartimento di Libertad, a un’ora di distanza in auto dalla capitale Montevideo. La struttura è vigilata dalla polizia e si trova vicino a un penitenziario di massima sicurezza. Nello stabilimento adiacente alle coltivazioni si preparano le confezioni da distribuire nelle farmacie autorizzate.

Controlli e sicurezza

Si possono trovare tre differenti qualità, alfa, beta e gamma con diversi gradi di THC. Gli utenti sono abilitati all’acquisto mediante l’impronta del pollice. La legge garantisce loro l’anonimato, in nomi degli iscritti nei tre registri ufficiali non possono essere divulgati. Ogni utente può comprare al massimo 40 grammi al mese, i prezzi variano da 8 a 12 franchi a bustina a seconda della qualità. Josè “Kito” Echeverria ha 22 anni, studia ingegneria e ha accettato di essere intervistato per il reportage della RSI. “Comprare in farmacia mi dà la sicurezza di aver accesso a un prodotto coltivato con rigorosi standard di qualità, nel rispetto della legge e senza alimentare il mercato informale in mano alla criminalità organizzata”. I coltivatori fai da te possono tenere fino a sei piante-femmina di marijuana in casa e devono permettere dei controlli sporadici da parte degli ispettori statali. Anche i club sono sottoposti a rigidi controlli: possono avere fino a 50 soci, devono trovarsi a più di cento metri da una scuola o da un ospedale, non possono fare pubblicità né diffondere le loro attività sui social media. “L’intenzione della legge – spiega il direttore dell’IRCCA Juan Tastàn – è quella di permettere un consumo responsabile e controllato. Lo Stato amministra produzione e distribuzione senza fini di lucro, l’idea è quella di una politica volta alla salute pubblica”.

Allo studio nuovi progetti

Secondo IRCCA in dieci anni i canali legali hanno assorbito quasi la metà del mercato della marjuana in Uruguay, altri analisti parlano di poco più di un terzo: di certo si è trattato di un duro colpo allo spaccio clandestino. Nei tre registri ufficiali sono iscritti 86’000 cittadini, il 2,6% della popolazione uruguaiana. In Parlamento si stanno studiando due progetti di legge distinti legati agli stupefacenti; il primo punta ad aprire il consumo di marijuana anche a turisti stranieri in vacanza, il secondo a liberalizzare il consumo a titolo personale di altre sostanze come cocaina e droghe sintetiche.         

Come l’Uruguay controlla il consumo di marijuana

La corrispondenza 16.02.2024, 07:05

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