Due anni fa, in questo giorno, l'Organizzazione mondiale della sanità usava per la prima volta il termine "pandemia" per definire l'epidemia di Covid-19. Il direttore generale Tedros Adhanom Ghebreyesus la pronunciò 10 volte in una conferenza stampa trasmessa in rete.
È una parola che non trova riscontro nelle classificazioni ufficiali dell'OMS ma che suscitò una vera presa di coscienza della portata della diffusione del coronavirus nel mondo. Solo a quel punto molti governi scelsero il confinamento.
L'agenzia sanitaria delle Nazioni Unite assicura ancora oggi, tuttavia, di aver lanciato il suo avvertimento già sei settimane prima, il 30 gennaio, quando dichiarò l'urgenza sanitaria di portata internazionale. La malattia non aveva ancora provocato decessi e solo un centinaio di contagi al di fuori della Cina. La formulazione corrisponde al più alto grado nella scala di pericolo dell'OMS, ma era troppo tecnica per il grande pubblico e il suo acronimo inglese PHEIC suona come "fake", ovvero "finto".
"Il mondo era ossessionato dalla parola pandemia", spiega Michael Ryan, responsabile delle emergenze, "ma l'allarme di gennaio era più importante e nessuno ci aveva ascoltati". L'11 marzo "eravamo così frustrati che ci siamo detti: volete una pandemia? Ecco la vostra pandemia!". Un ritardo fatale nella presa di coscienza globale del problema: i contagi accertati erano saliti a 118'000 in 114 Paesi, i decessi erano ormai quasi 4'300, Italia e Iran erano già pesantemente colpiti.
In questi due anni la malattia ha causato ufficialmente 6 milioni di morti nel mondo, un bilancio ampiamente sottostimato secondo uno studio pubblicato proprio oggi, venerdì, da Lancet. Realizzato da un team di Seattle, calcola che fra il gennaio del 2020 e il dicembre del 2021 hanno perso la vita 18,2 milioni di persone.
E "siamo ancora lontani dal poter dichiarare vittoria", avverte ora Ghebreyesus, in molti Paesi il virus è ancora molto diffuso e il segretario generale dell'ONU Antonio Guterres è tornato a criticare l'iniqua distribuzione dei vaccini: ogni mese se ne produce un miliardo di dosi, ma 3 miliardi di persone non hanno ancora ricevuto la prima.