Da Conakry
"Ebola? Io, in ogni caso, non l’ho mai vista!". In Guinea – oltre 1'300 morti dopo lo scoppio dell’epidemia riconosciuta ufficialmente in marzo - c’è ancora chi non crede che esista per davvero e pensa piuttosto che sia il frutto di una grande manipolazione, un modo per estorcere soldi con l’esca di una buona causa. I cartelli lungo le strade con l’invito a lavarsi le mani, i catini con l’acqua al cloro ad ogni angolo, non solo all’entrata degli hotel ma anche nei mercati fangosi e ricoperti di resti vegetali e animali, convincono almeno i più ad adottare questa semplice misura di igiene. (per buona pace del colera, quest’anno almeno lui assente).
"Ebola è il terrorista che ha dichiarato guerra ai guineani", "Voglia Dio scacciare Ebola nel deserto, lontano dalla gente": questo dice la popolazione di Conakry, stanca di un morbo che oltre ad uccidere in breve tempo più della metà dei malati, fiacca l’economia, fa partire gli investitori, fuggire i turisti. Per questo la visita del presidente francese François Hollande il 28 novembre è stata recepita come un segnale di speranza, la fine dell’isolamento, una dichiarazione di affetto e di solidarietà.
Ma ebola non sarà debellata domani. L’Organizzazione Mondiale della sanità ha ridotto l’ottimismo delle sue precedenti previsioni: bisognerà battersi almeno fino a metà 2015 per sconfiggere l’epidemia in Africa occidentale. Una battaglia che non richiede solo mezzi finanziari, ma anche personale specializzato e infrastrutture sanitarie di cui Guinea, Sierra Leone e Liberia scarseggiano, dopo anni di guerra e dittatura. Importante l’apporto di medici stranieri, africani, europei e anche cubani. E indispensabile un cambiamento nelle pratiche culturali. Nella speranza che da ebola nasca poi qualcosa di buono: una miglior gestione della salute pubblica, baluardo contro il ripetersi di simili tragedie non solo per la popolazione locale, ma anche per quella mondiale.
Lucia Mottini
RG 12.30 dell'1.12.14 - Il reportage da Conakry di Lucia Mottini Contro ebola, il governo della Guinea ha scatenato – anche se un po’ tardivamente – una campagna di informazione a tappeto. Deve infatti fare i conti con la teoria del complotto: una teoria alimentata da una radicata diffidenza verso le autorità, ma che è anche legata alle credenze locali e al fatto che comunque ebola colpisce molto duramente ma in cerchie ristrette. Molti quindi dubitano della sua esistenza, finché qualche conoscente non viene toccato direttamente dalla disgrazia. La testimonianza di Fanta Camara, che è stata tra i primissimi malati nella capitale alla fine di marzo: la sua storia illustra molto bene come ebola abbia potuto propagarsi e con quale impatto.
RG delle 12.30 del 2/12/2014 La Guinea è stato il primo paese colpito da questa epidemia di ebola. Se paragonata ai paesi vicini, la Sierra Leone e la Liberia, è sicuramente riuscita a contenere maggiormente l’espandersi della malattia. Eppure, anche se di ebola si parla meno, i casi segnalati sono in aumento: in Guinea sono passati da 445 in ottobre a 505 in novembre. Come si spiega che la malattia continui a espandersi, malgrado gli sforzi? Uno dei grossi problemi è la difficoltà di individuare e isolare le persone che sono state esposte al contagio. Una difficoltà aumentata dalla cattiva rete stradale, per cui può essere davvero difficile raggiungere certe comunità. La testimonianza di una famiglia incontrata davanti al centro di cura dell’ebola gestito da Medici senza Frontiere a Conakry.
RSI Info 10.12.2014, 11:15
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RG delle 12.30 del 4/12/2014 Ebola con le sue 6'000 vittime, il corteo di immagini inquietanti (scafandri, emorragie) e un potenziale epidemico mortale ancora sconosciuto, ha scosso l’opinione pubblica mondiale. Si ignora però spesso che ebola sta uccidendo anche in modo indiretto e forse ancora di più. Ha infatti messo in ginocchio il sistema sanitario di paesi in cui era già molto fragile pregiudicando le cure di malattie molto diffuse. Una visita al dispensario Saint Gabriel di Matoto, Guinea, ci permette uno sguardo dietro le quinte di ebola.
RSI Info 10.12.2014, 11:19
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RG delle 18.30 del 9/12/2014 Ebola non porta con sé solo morti e paura: nei tre paesi più colpiti dall’epidemia, stronca anche qualsiasi speranza di rilancio economico. La Guinea Conakry, che cercava di uscire dall’immobilismo e dalla chiusura dopo anni di potere dispotico, si vede ora isolata a causa della malattia con conseguenze immediate per la popolazione.
RSI Info 10.12.2014, 11:23
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Bakari fa la guardia giurata