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Eternit, Schmidheiny condannato per omicidio colposo

Dodici anni di prigione per l'ex industriale svizzero ritenuto responsabile di centinaia di morti legate all'amianto a Casale Monferrato

  • 7 giugno 2023, 20:38
  • 24 giugno 2023, 08:44

Processo Eternit

Telegiornale 07.06.2023, 20:00

  • keystone
Di: Red. MM

Stephan Schmidheiny mercoledì a Novara è stato condannato a 12 anni di prigione nel processo Eternit bis, sul caso dello stabilimento di Casale Monferrato, vicino ad Alessandria. L’ex-dirigente svizzero di Eternit è stato condannato per avere provocato la morte per esposizione all’amianto di 147 persone: tanti famigliari l'hanno definita una "rivincita", anche se il reato è stato derubricato da omicidio volontario con dolo eventuale a omicidio colposo.

Schmidheiny è stato condannato anche a pagare 50 milioni di euro di risarcimento al Comune di Casale, 30 milioni allo Stato italiano e centinaia di milioni ai familiari delle vittime.

Per lui i pubblici ministeri Gianfranco Colace e Mariagiovanna Compare avevano chiesto l'ergastolo. Gli avvocati della difesa Astolfo Di Amato e Guido Carlo Alleva hanno chiesto l'assoluzione "perché il fatto non sussiste" per mancanza di prova sul nesso di causalità, e in seconda battuta "perché il fatto non costituisce reato".

Questo di Novara non è il solo processo a carico del miliardario. Tutto nasce dopo il 2014 quando la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza del processo di Torino che prevedeva i 18 anni di carcere per Schmidheiny, perché il reato di disastro ambientale era prescritto. Tuttavia c'erano i morti e il giudice delle indagini di Torino ha deciso di scorporare il processo, suddividendolo in quattro tronconi corrispondenti ai quattro stabilimenti italiani di Eternit, ossia Casale Monferrato, Cavagnòlo, Bagnoli e Rubiera, cambiando il reato in omicidio volontario.

A Bagnoli il processo di primo grado si è concluso con una condanna di Schmidheiny sì per omicidio ma colposo, e solo per una persona e non otto. Ad ogni modo questo è il caso più grande e importante perché a Casale si continua a morire: l’esposizione all’amianto è continuata anche dopo la chiusura della fabbrica, abbandonata in malo modo. Le polveri dai sacchi di cemento-amianto al suo interno, attraverso i vetri rotti della fabbrica si sono diffuse in città: si stima siano 3'000 le vittime e saranno molte di più in futuro.

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