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Elezioni in Francia: RN favorito, ma l’incognita è dopo il voto

Nel partito di destra radicale si vedono già con Bardella primo ministro, i politologi prevedono invece una lunga ingovernabilità

  • 30 giugno, 07:28
  • 3 luglio, 10:30
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Marine Le Pen e Jordan Bardella, sui manifesti elettorali del RN

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Di: Davide Mattei, da Parigi

“Questa potrebbe essere la buona” mi dice un eurodeputato neoeletto del Rassemblement National (RN), ma il suo è il pensiero di tutto un partito che già si sogna alle porte dell’Hôtel Matignon, la sede del governo. Fiction? No, una possibilità reale, dallo scorso 9 giugno.

Da quella data tutto è cambiato in Francia. L’RN è riuscito in un’impresa storica, ottenere il 31% dei voti alle elezioni europee. Qualche decina di minuti più tardi, il presidente Emmanuel Macron ha annunciato in diretta la dissoluzione dell’Assemblée Nationale e ha indetto elezioni anticipate (30 giugno e 7 luglio), offrendo un trampolino elettorale all’estrema destra.

Da quel giorno, i sondaggi non smettono di dare il partito dalla fiamma tricolore in testa con margini crescenti (34-37%) seguito dal Nuovo Fronte Popolare, l’alleanza delle sinistre, con il 26-30%. “Ensemble”, ilblocco presidenziale è solo terzo, con un risultato pronosticato tra il 18 e il 21%.

I francesi sono attoniti, sconcertati, alcuni angosciati. Non è solo un modo di dire: le visite mediche per sintomi di ansia, stress e insonnia sono aumentate negli ultimi giorni, afferma la Federazione nazionale degli psicologi. Due gli scenari: o una coabitazione tra Macron e Bardella come primo ministro, o un Parlamento senza maggioranza e quindi una Francia ingovernabile.

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Reportage dalla Francia alla vigilia delle elezioni parlamentari

Telegiornale 29.06.2024, 20:00

Nel primo caso si entrerebbe in tre anni di probabili contese, visto che Macron e RN hanno visioni opposte su tutto, persino su chi debba designare il prossimo commissario francese a Bruxelles. Il secondo caso però è più probabile : RN dovrebbe avere la maggioranza relativa alla camera bassa, non quella assoluta. Si entrerebbe in un terreno sconosciuto, pensano molti politologi, perché lo scenario è inedito.

Formare una maggioranza trasversale moderata, che vada da verdi e socialisti a quel che rimane dei “Républicains” (centro destra) sembra difficile, perché difficilmente qualcuno vorrà pagare il prezzo politico di allearsi con Macron. Un governo tecnico “all’italiana” o uno di unità nazionale “alla tedesca” è qualcosa di lontano dalle consuetudini francesi.

Il capo dello Stato - cui spetta nominare il primo ministro, ma senza scadenze da rispettare - potrebbe anche ritardare la nomina e provare a tirare avanti con il suo attuale governo - ridotto però a pochissimi ministri - cercando di superare almeno l’estate e le Olimpiadi, previo accordo con il Parlamento. Un nuovo scioglimento dell’Assemblée nationale non può comunque avvenire prima di giugno 2025.

Resta un’ultima possibilità: che Emmanuel Macron si dimetta, ma per ora il presidente l’ha sempre scartata.

Detto altrimenti, le elezioni di oggi (domenica) apriranno quasi certamente una fase inedita di grandi incertezze. Uscirne richiederà del tempo.

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