Di fronte all’ondata dell’estrema destra, i partiti di sinistra francesi hanno impiegato meno di 24 ore per sancire una nuova alleanza con cui presentarsi alle legislative anticipate del 30 giugno e 7 luglio indette dal presidente Emmanuel Macron. Il neonato Fronte popolare risorge così dalle ceneri della Nupes, l’unione con cui gli stessi partiti progressisti si erano presentati alle urne nel 2022. Una coalizione finita poi in frantumi a causa di profonde divergenze sorte in particolare a causa del controverso leader della più radicale France Insoumise. Jean-Luc Mélenchon però è tornato alla ribalta proponendosi come candidato premier, in opposizione non solo alla candidatura avanzata dal capolista dei socialista Raphael Glucksmann, ma pure a quella del suo rivale di partito François Ruffin.
Melenchon pronto a fare il primo ministro
“Mi sento capace di fare il primo ministro - ha spiegato Mélenchon ieri sera (mercoledì) in diretta TV durante il telegiornale nazionale di France2 –, ma non mi voglio imporre”. In realtà, il suo intervento è servito anche per ricordare alla nuova coalizione il peso del suo partito, predominante alla Camera appena sciolta, dove contava la metà dei 150 deputati della Nupes, contro i 23 verdi, i 12 comunisti e i 29 socialisti. Ma il partito socialista, domenica, è arrivato terzo con il 13,8% dei suffragi, contro il 9,9% della France Insoumise. Il capolista dei socialisti Glucksmann ha dunque subito imposto numerosi paletti per limitare il peso di Mélenchon, non di certo considerato un collega, e proposto la candidatura come capo di un futuro governo di Laurent Berger, l’ex sindacalista della moderata CFDT, in prima linea nella battaglia persa contro la riforma delle pensioni voluta da Macron.
Un’iniziativa che ha irritato il segretario dei socialisti Olivier Faure che ha preferito concentrarsi innanzitutto sulla creazione del nuovo Fronte antilepenista. Ma anche l’atto di candidatura di Mélenchon ha indotto a uscire allo scoperto il suo rivale di partito François Ruffin che stamane su FranceBleu ha dichiarato di “sentirsi pure lui capace” di ricoprire le funzioni di Primo ministro. Proprio come Fabien Roussel, il segretario del Partito comunista che però ha raccolto solo il 2,3% dei suffragi alle europee. La battaglia per il premierato è solo all’inizio. Nel frattempo, un sondaggio pubblicato dall’emittente BFM (su un campione di 1’502 persone), indica che il Rassemblement National rimane in testa con il 31%, ma tallonato dalla nuova alleanza delle sinistre con il 28% delle preferenze, dieci punti percentuali in più dei moderati di Macron.