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Fabbri: "Ucraina, gli USA mettono le mani avanti"

Per il direttore della CIA i prossimi 6 mesi saranno "critici". L'analista spiega: "Cosa succede se i russi sfondano il fronte del Donbass? Cosa faranno gli States? Imporranno a Zelensky di trattare?"

  • 4 febbraio 2023, 07:48
  • 20 novembre, 12:01
05:27

NEWSDESK 04.02.2023 Ucraina: Dario Fabbri fa il punto su guerra e prove di pace. Cosa pensa della presunta offerta di William Burns a Vladimir Putin?

RSI Info 04.02.2023, 12:31

  • Reuters
Di: Joe Pieracci 

Il capo della CIA William Burns avrebbe offerto al presidente russo Vladimir Putin un quinto del territorio ucraino, pari circa alle dimensioni del Donbass, per porre fine alla guerra. L'ipotesi è stata svelata sulle pagine della NZZ ed in seguito ha fatto il giro del mondo. La Casa Bianca ha smentito, ma nei giorni seguenti Burns ha rilasciato delle dichiarazioni ufficiali nelle quali sostiene che i prossimi 6 mesi di guerra saranno decisamente "critici". Ne abbiamo parlato con l'analista geopolitico Dario Fabbri.

Come si può leggere queste indiscrezioni uscite sulla NZZ?
"E' un segnale. Queste vicende non succedono mai a caso. Questa offerta di Burns magari in realtà non c'è mai stata. Ma l'amministrazione USA e tutte le cancellerie del mondo lanciano spesso tramite i media dei ballon d'essai per vedere l'effetto che fa. Si vogliono così lanciare dei messaggi incrociati. Da un lato per dimostrare una sorta di accettazione di uno scenario che molto difficilmente tornerà a prima del 24 febbraio 2022, quindi a quando la Russia aveva annesso solo la Crimea. Dall'altro perché, allo stesso tempo, si vuole indicare al Governo di Mosca l'intenzione di negoziare e a quello di Kiev la necessità di accettare una forma di compromesso che potrebbe anche non essere quella che si prefigura in questo articolo della NZZ".

Lo stesso Burns giovedì ha dichiarato che i prossimi 6 mesi di guerra saranno "critici" perché Putin scommette sul calo di interesse e sulla "stanchezza politica" occidentali, che potrebbero offrire al suo esercito una reale possibilità di ottenere nuove vittorie. "Putin scommette sul fatto che lo scorrere del tempo giochi a suo favore", ha aggiunto Burns. E' davvero così?
"Il punto è questo: bisogna riuscire a stabilire quanto sia importante questa guerra per i russi. Nella loro interpretazione questa guerra è decisiva. In caso di fallimento, anche tattico, le conseguenze per la Russia sarebbero insopportabili. Vista da Mosca, sarebbe una sorta di resa. E' quello che il Cremlino racconta. E i russi ci credono davvero all'avanzata inesorabile dell'Occidente ai loro confini. Il tempo gioca a favore della Russia in questo senso: loro non si arrendono, anzi rilanciano in vista di un'offensiva di primavera. E non a caso intervengono le dichiarazioni di Burns: gli americani devono chiedersi cosa fare: cosa succede se i russi sfondano il fronte del Donbass? Poi non avrebbero le capacità di arrivare a Kiev, ma potrebbero bluffare e dire "noi non ci fermiamo". E a quel punto cosa fanno gli Stati Uniti? Accettano la situazione? Intervengono direttamente nella guerra? Impongono a Zelensky di trattare? Saremmo davanti ad uno scenario davvero complicatissimo per Washington e credo che queste dichiarazioni servano a mettere le mani avanti. Ammesso e non concesso che la Russia sia davvero in grado di rompere il fronte".

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Gli intensi attacchi missilistici russi degli ultimi giorni stanno preparando il terreno all'offensiva primaverile?
"Non so se siano effettivamente collegati ad una possibile offensiva di primavera che dovrebbe avvenire soprattutto via terra. I russi starebbero ammassando 500'000 uomini per attaccare nel Donbass, soprattutto nell'Oblast di Donetsk. Ed è chiaro che questi missili potrebbero preparare il campo ad un'iniziativa di questo tipo, ma al momento sono solo congetture".

"Non riteniamo che Putin sia seriamente intenzionato a negoziare, anche se a volte si sente parlare di questa ipotesi", ha poi concluso Burns...
"Dipende. Se per negoziato si intende che il Cremlino accetti di rientrare nei confini che erano precedenti a questa guerra, allora ovviamente no. La guerra di aggressione la Russia l'ha realizzata ai danni degli ucraini per ragioni specifiche che considera tutt'ora valide. Quindi non vorrebbe lasciare il terreno conquistato. Il negoziato che intendono i russi... è un negoziato tutto loro, ovvero: parliamone, ci lasciate i territori che ci siamo presi e sul resto discutiamo. E' evidente che questo, ed è quello che vogliono dire gli americani, non significa esattamente trattare. Significa imporre le proprie condizioni al tavolo del negoziato".

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