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Facebook e il braccio di ferro coi media

In Canada i fornitori online dovranno pagare per la condivisione di notizie ma Meta non ci sta - Il presidente ATG Roberto Porta: "L'informazione sta meglio lontana dai social"

  • 24 giugno 2023, 06:55
  • 7 luglio 2023, 08:02
00:20

Notiziario 10.00 del 23.06.2023

RSI Info 23.06.2023, 10:13

  • Keystone
Di: Patrick Stopper 

Le grandi piattaforme online dovranno pagare le testate giornalistiche canadesi per la condivisione dei loro contenuti. Lo prevede l’Online News Act, una legge appena approvata dal Governo di Ottawa. Ma Meta – società madre di Facebook e Instagram – non ci sta e ha annunciato che prima dell'entrata in vigore della norma bloccherà l’accesso ai post dei media canadesi, che così non saranno più accessibili agli utenti in Canada. Si tratta di un blocco che dall'inizio di giugno la piattaforma sta già testando su un ristretto numero di utenti.

Una mossa che sa di “braccio di ferro”, come afferma Roberto Porta, presidente dell’Associazione ticinese dei giornalisti (ATG), interpellato dalla RSI. “L’esempio canadese mostra che le piattaforme come Facebook non sono intenzionate a pagare per i contributi giornalistici che diffondono: preferiscono lo scontro a una soluzione di compromesso”.

Verso una rivoluzione al contrario?

L’obiettivo della decisione politica è di aiutare le testate giornalistiche e i giornalisti che “sono essenziali per la democrazia” spiega il Governo canadese in un comunicato. E aggiunge che tra il 2008 e il 2020 le entrate complessive per i media canadesi sono calate di quasi sei miliardi di dollari (circa quattro miliardi di franchi svizzeri). Mentre le piattaforme digitali traggono vantaggio dalla condivisione di notizie, anche sul fronte pubblicitario.

“Forse – sottolinea ancora il presidente ATG Porta - questa situazione potrebbe farci capire che il mondo dell’informazione funziona meglio se stiamo lontani dalle piattaforme social. Per informarsi ci sono i siti di quotidiani, radio e tv: è lì che bisogna tornare a cercare le informazioni”. Per il settore potrebbe quindi trattarsi, secondo Porta, di un’opportunità per far partire “una rivoluzione al contrario: più informazione, meno social”.

Facebook vs media
  • Keystone

La situazione in Svizzera

Mentre in Canada l’obbligo di retribuzione per i media da parte delle piattaforme online sarà realta, anche in Svizzera si sta andando in questa direzione: lo scorso maggio il Consiglio federale ha posto in consultazione (fino al prossimo 15 settembre) una relativa modifica della legge sul diritto d’autore. Qui viene proposto che i grandi fornitori web debbano versare un compenso per utilizzare i cosiddetti snippet, cioè le anteprime di testo e immagini utilizzate, per esempio, dai motori di ricerca.

In Svizzera il principio è analogo a quello canadese: “Poiché i fornitori di servizi online beneficiano in misura significativa delle prestazioni delle imprese mediatiche – si leggeva in una nota dello scorso maggio – il Consiglio federale è giunto alla conclusione che il versamento di un compenso a queste ultime sia in linea di principio legittimo”.

01:31

RG 12.30 del 24.05.23 - La corrispondenza da Berna di Anna Riva

RSI Info 24.05.2023, 12:31

La strada che porterà all’introduzione della retribuzione “sarà una lunghissima battaglia” sottolinea Porta. L’obiettivo, ricorda, è che le imprese mediatiche possano incassare il dovuto, “in modo che le redazioni possano respirare: queste piattaforme tolgono ai media moltissima pubblicità”.

La via intrapresa dalla Svizzera tiene conto degli sviluppi internazionali. Nel 2019 l’Unione Europea ha infatti emanato una direttiva volta ad agevolare la tutela degli interessi delle imprese mediatiche nei confronti dei fornitori di servizi online, che nel frattempo è stata attuata dalla maggioranza dei Paesi membri.

Il precedente australiano

Quanto sta accadendo in Canada non è una prima: nel 2021, infatti, Facebook aveva deciso di bloccare in territorio australiano i contenuti di attualità presenti e condivisi sulle pagine della piattaforma. Anche allora si trattava di una rappresaglia a un progetto di legge che mirava a obbligare i social network a remunerare i media per la loro produzione.

La legge era poi stata approvata a seguito di un accordo con Facebook. "Abbiamo investito 600 milioni di dollari dal 2018 per sostenere l'industria delle notizie e abbiamo pianificato di investire almeno un ulteriore miliardo di dollari nei prossimi tre anni" aveva spiegato il vicepresidente di Facebook per gli affari globali, Nick Clegg.

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