"Questa non è vita, è sofferenza" con queste parole Fatima ha concluso la nostra ultima telefonata. La sentiamo quotidianamente dal 15 agosto, giorno in cui i talebani hanno ripreso il potere in Afghanistan e lei ha visto andare il fumo il lavoro di 20 anni, quello dedicato alle donne, alle bambine, alla loro educazione e al loro futuro, attraverso delle ONG svizzere.
Nascosta per sfuggire ai talebani
Fatima si nasconde in una piccola casa messa a disposizione da un amico, insieme ad altri 9 membri della famiglia. Il solo fatto di essere donna e di aver lavorato con gli stranieri per la causa femminile, fa di lei un obiettivo dei talebani.
RG 12.30 del 23.08.21: La disperazione di Fatima: “non possiamo fare niente, siamo imprigionati”
RSI Info 13.09.2021, 21:22
Contenuto audio
Il suo stipendio serve a sostenere buona parte della famiglia, tra cui il nipotino che, ci dice, chiede spesso della palla con cui non gioca da settimane. Ha dovuto lasciare dietro di sé tutti i giocattoli. Il più grande desiderio di Fatima è di ottenere asilo politico in uno dei numerosi paesi in cui ha fatto richiesta, così che i suoi figli e i suoi nipoti possano tornare a scuola, possano tornare ad una vita normale e pacifica, ma finora nessuno le ha offerto protezione: "Sto pregando Dio affinché mi dia la forza per non arrendermi".
"Perché non vogliono aiutarci?"
Sente i politici e i leader di tutto il mondo parlare di solidarietà e del bisogno di aiutare il popolo afghano, ma la speranza sta per svanire. Si è sentita ripetere che per ottenere un visto umanitario, deve provare di essere davvero in pericolo. "Non so perché ci stiano lasciando soli. Abbiamo urlato e gridato, invocando aiuto, ma non abbiamo ottenuto risposta. Ma cosa significa? Perché non vogliono aiutarci? Cosa possiamo fare?".
Settembre 2021: a Kabul alcune donne chiedono ai talebani di garantire i loro diritti
Il senso di impotenza e la frustrazione sono grandi, ma Fatima continuerà a raccontare la sua storia, continuerà a far sentire la sua voce, finché la comunità internazionale non farà di più per milioni di donne, che, come lei, sono in pericolo.
"Spero di riuscire a vivere in un paese in cui ci possiamo sentire dei veri esseri umani"
Riponeva fiducia nella Svizzera e nella sua tradizione umanitaria, ma la mancanza di sviluppi positivi, l’ha convinta ad optare per altre soluzioni. Spera di riuscire ad ottenere il visto d’ingresso per il Pakistan. Sa che non sarà completamente al sicuro nemmeno là, ma deve andarsene da Kabul. Gli ostacoli sono infiniti: i confini rimangono chiusi, i prezzi per processare i documenti sono esorbitanti, le agenzie che li procurano non sono sempre legittime. Sta cercando il sostegno finanziario di amici e conoscenti all’estero e deve valutare quanto sicuro sia intraprendere il viaggio.
RG 12.30 del 16.08.21: l'appello di Fatima il giorno dopo la conquista di Kabul
RSI Info 13.09.2021, 21:12
Contenuto audio
I talebani fermano gli autobus, controllano i passeggeri e spesso picchiano o arrestano chi, come i suoi figli, ha un aspetto "diverso" e cioè da persona che ha studiato. Le ore, i giorni trascorrono nell’attesa, mentre si raccolgono informazioni per capire quando sarà il momento giusto per tentare la fuga: "Spero di riuscire a vivere in un paese in cui ci possiamo sentire dei veri esseri umani, perché ora siamo dei prigionieri".
La voce di chi è fuggito da Kabul
Telegiornale 10.09.2021, 22:00