Tutti sotto accusa, tutti incriminati. Le accuse contro l’agente che, con il suo ginocchio sul collo, ha soffocato George Floyd sono diventate più gravi, di secondo grado, omicidio volontario - ma anche i suoi tre colleghi che hanno partecipato al controllo di polizia, sono ora ufficialmente indagati quali complici dell’omicidio e non sono più a piede libero.
A nove giorni dai fatti la notizia anticipata dallo StarTribune, giornale di Minneapolis, era attesissima. La decisione del Procuratore generale potrebbe aiutare a placare gli animi e calmare le proteste che, da otto giorni, hanno messo a ferro e fuoco prima la città del Minnesota e poi tutti gli Stati Uniti.
Il giro di vite del Procutore Keith Ellison arriva all’indomani della decisione del Governatore dello Stato di aprire un'indagine su tutte le violenze e gli abusi commessi dalla polizia locale negli ultimi 10 anni.
Una notizia che giunge il giorno dopo l’ennesima notte di proteste, perlopiù pacifiche, che ormai hanno toccato tutti i 50 stati americani. E a proposito delle proteste e dell'invito del presidente Donald Trump di usare il pugno duro contro i manifestanti, il capo del Pentagano Mike Esper ha preso le distanze dal Commander in chief, dichiarando che non è favorevole al ricorso all'"Insurrection Act" per mandare i soldati nelle strade con compiti di pubblica sicurezza.
Continuano le proteste negli USA
Telegiornale 03.06.2020, 22:00