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Francia, bocciata (in parte) la legge migranti

Il Consiglio costituzionale cancella 32 articoli (su 86), il cui inserimento era stato ottenuto dalla destra - No anche all’inasprimento dell’accesso alle prestazioni sociali per gli stranieri

  • 25 gennaio, 20:15
  • 26 gennaio, 06:44
02:39

Le considerazioni da Parigi

Telegiornale 25.01.2024, 20:00

  • EPA
Di: SEIDISERA/ATS/RSI Info 

Il Consiglio costituzionale francese ha bocciato in gran parte oggi (giovedì) il controverso progetto di legge sull’immigrazione del governo francese, cancellando diverse misure restrittive il cui inserimento era stato ottenuto dalla destra.

I “Saggi” hanno tagliato oltre un terzo degli 86 articoli, 32 dei quali sono stati giudicati “non compatibili” con il tema centrale della legge voluta dal presidente Emmanuel Macron e dal suo governo.. Ad essere respinte dai nove giudici della Corte sono state, tra le altre, le misure inserite dalla destra per inasprire la legge adottata tra discussioni, manifestazioni e colpi di scena a dicembre: con decisione inappellabile sono state eliminate dalla legge gli articoli che rendono più difficile l’accesso alla sanità e alle prestazioni sociali per gli stranieri extracomunitari, quelli che istituiscono le controverse “quote” di immigrati per ogni anno da decidere in Parlamento, quelle che inaspriscono i criteri per il ricongiungimento familiare e quella - che aveva fatto molto discutere e non sembrava poter avere alcun futuro - che istituiva l’obbligatorietà di una “cauzione” che tutti gli studenti stranieri avrebbero dovuto versare e che sarebbe poi stata trattenuta nel caso di loro rifiuto di rientrare in patria a studi conclusi.

Il Consiglio costituzionale ha convalidato “l’integralità del testo iniziale del governo”, ha detto il ministro dell’interno Gérald Darmanin, rallegrandosi del risultato per un testo che “prevede mezzi come mai c’erano stati prima per espellere i delinquenti e per l’esigenza di integrare gli stranieri”. Il ministro “prende atto” della censura di “numerosi” articoli che la destra era riuscita ad aggiungere in Parlamento. “Una censura che la maggioranza si attendeva e in molti casi si augurava, dal momento che era ben cosciente, come ammette Darmanin, che si trattava di emendamenti manifestamente e chiaramente contrari alla Costituzione”. Il plauso al Consiglio costituzionale da parte di Darmanin scatena ancor di più la rabbia della destra, dell’estrema destra e della sinistra, con le prime due che chiedono una modifica della Costituzione e la gauche che vuole semplicemente una “rinuncia” al progetto.

Da parte sua Jordan Bardella, presidente del Rassemblement National di Marine Le Pen, ha reagito alla parziale bocciatura della legge, approvata a dicembre dalla maggioranza macroniana con il sostegno dei Repubblicani e dello stesso RN, parlando di “un colpo di manoa dei giudici, con il sostegno del presidente della Repubblica” Emmanuel Macron. “Il Consiglio costituzionale censura le misure di fermezza maggiormente condivise dai francesi: la legge immigrazione è nata morta. L’unica soluzione è il referendum sull’immigrazione”, scrive Bardella.

Per Le Pen, “soltanto una riforma della Costituzione” potrà risolvere il problema. Una soluzione evocata anche dai leader dei Républicains per i quali i temi migratori rendono indispensabile una riforma costituzionale.

Nella maggioranza, non pochi hanno tirato un sospiro di sollievo, compresi i 27 sul totale di 248 deputati che si erano opposti al testo. Il ministro della salute Aurélien Rousseau si era dimesso dopo l’adozione.

Parlano di “vittoria” le associazioni, le organizzazioni non governative come Amnesty International, i collettivi e i sindacati che si erano opposti alla legge, mentre a sinistra si chiede il ritiro dell’integralità del testo, che invece Macron punta a promulgare nelle prossime ore.

“La legge sull’immigrazione è stata totalmente amputata” dalla censura dei giudici e non ha più “nessuna legittimità”, il governo la deve “ritirare”, ha detto la France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon, mentre il segretario del Partito socialista, Olivier Faure, si dice soddisfatto ma sottolinea che “il governo porterà come una macchia indelebile l’appello a votare una legge che si allinea sulle posizioni storiche dell’estrema destra, su pressione dei repubblicani”,una riforma in gran parte bocciata dalla Corte Costituzionale.

Incidenti a Rennes al corteo contro la legge sull’immigrazione

Diverse centinaia di persone, la maggior parte delle quali mascherate, hanno marciato giovedì sera nel centro di Rennes per denunciare la legge sull’immigrazione, rompendo diverse finestre di negozi e bruciando bidoni della spazzatura.. La manifestazione, indetta da diversi movimenti di estrema sinistra, ha riunito all’inizio della serata circa 450 persone, secondo la prefettura. Partito da Place Sainte-Anne intorno alle 20.30, il corteo ha attraversato il centro della città dietro uno striscione che proclamava “risposta antifascista alla legge razzista”. La manifestazione è continuata per le vie del centro cittadino intorno alle 22.00.

Ricordiamo che il parere della Corte era molto atteso, è stato preceduto da una spaccatura all’interno del Governo Macron e da numerose manifestazioni a contestare la Legge che voleva, appunto, inasprire le norme sull’immigrazione.

03:37

La legge francese sull'immigrazione censurata dal Consiglio costituzionale

SEIDISERA 25.01.2024, 18:08

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La decisione del Consiglio costituzionale: i punti principali

Il Consiglio costituzionale ha bocciato, tra gli altri, la norma che rompeva il meccanismo di attribuzione automatica della nazionalità ai figli di immigrati nati sul suolo francese al compimento dei 18 anni, oppure quegli articoli che non solo inasprivano l’attribuzione dei sussidi sociali agli stranieri, ma anche il raggruppamento familiare o che stabilivano quote migratorie, introducendo, tra l’altro, un reato di immigrazione clandestina oppure imponendo una cauzione finanziaria agli aspiranti studenti.

Alla fine si può dire che la legge ridimensionata dai giudici corrisponde a quella che era stata inizialmente proposta dal governo prima di essere bocciata da una strana alleanza di tutte le opposizioni (dall’estrema destra all’estrema sinistra, passando per i repubblicani) e poi riscritta e approvata con i voti delle destre, ma anche della maggioranza, convinta però della incostituzionalità della riforma stessa.

Le conseguenze politiche

A prima vista si tratta di una vittoria del presidente Macron, che aveva portato lui stesso la legge davanti al Consiglio costituzionale, come tra l’altro avevano fatto il presidenti della Camera e i gruppi di deputati e senatori delle sinistre. Ma il prezzo da pagre per Macron è stato molto alto, perché al momento del voto in Parlamento la maggioranza si è spaccata, provocando le dimissioni del ministro della sanità e quelle (respinte) della ministra degli studi superiori, ma soprattutto la manovra di Macron è costata il posto alla premier Borne, sostituita pochi giorni fa. Allo stesso tempo però si può dire che si tratta di una sconfitta solo apparente per l’estrema destra di Marine Le Pen (sempre in testa nei sondaggi in vista delle elezioni europee) e che ormai di fatto accusa le Istituzioni di impedire ai francesi di controllare i flussi migratori e che come la destra repubblicana rivendica una riforma della Costituzione stessa, magari da compiere una volta arrivata al potere.

Cosa succederà ora alla Legge migranti

La Legge sarà promulgata dal presidente Macron così com’è, cioè senza quegli articoli censurati dal Consiglio costituzionale.

02:47

Quando la regolamentazione politica dell'immigrazione si scontra con la legge

SEIDISERA 25.01.2024, 18:11

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“Deportare” i migranti? I tentativi di Gran Bretagna, Danimarca, Italia

Le questioni legate all’immigrazione riguardano molti Paesi d’Europa, e molti politici. E di fatto non è la prima volta che le scelte politiche si scontrano con le leggi e con i principi costituzionali.

Il caso forse più discusso finora, a livello europeo, è quello che concerne la Gran Bretagna, con la sua decisione di “esportare” o “deportare” i propri richiedenti l’asilo in un paese africano: il Ruanda. Paese che non offre sufficienti garanzie, per chi è in attesa di una decisione circa la propria richiesta di asilo.

Un caso di strettissima attualità poiché il presidente della Corte europea dei diritti umani ha appena ribadito che Londra deve dar seguito all’obbligo legale di non deportare i richiedenti verso il Ruanda. Lo aveva stabilito un anno e mezzo fa, nei confronti di un paese (la Gran Bretagna appunto) che ha aderito alla Convenzione europea dei diritti umani.

A Londra comunque il premier Rishi Sunak continua a sostenere che il suo piano non violerebbe il diritto internazionale, nonostante la Corte suprema abbia stabilito diversamente. E si sta muovendo affinché il suo Governo abbia gli strumenti per sottrarsi all’ingiunzione della Corte europea dei diritti umani.

Un tentativo simile era andato in scena anche in Danimarca. Sempre con il Ruanda. E si era arenato.

L’Italia invece ha creato scalpore scegliendo l’Albania quale paese dove ospitare fino a tremila richiedenti l’asilo. Roma e Tirana hanno raggiunto un accordo in tal senso, sollevando polemiche sul rispetto del diritto all’asilo, sulla costituzionalità della misura. Ora si attendono chiarimenti molto pratici. A Roma comunque la Camera dei deputati ha appena approvato questo protocollo d’intesa italo-albanese. Ma a Tirana la Corte costituzionale albanese deve ancora stabilire se questa intesa rispetta le sue leggi.

A livello comunitario, da anni ormai sono stati raggiunti degli accordi con paesi come Turchia, Libia, o più recentemente la Tunisia, affinché gestiscano loro, sul loro suolo, buona parte dei migranti e profughi, evitando che tocchino il suolo europeo e sollevando intensi dibattiti e critiche sull’opportunità di ricorrere a queste soluzioni. Basti ricordare i pesanti abusi e i crimini commessi sui migranti bloccati in Libia. Oppure le ricorrenti richieste presentate a Bruxelles da parte turca, affinché continui a contenere l’ondata migratoria, che nel caso particolare era in buona parte legata ai profughi in fuga dalla guerra in Siria.

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Le considerazioni da Parigi

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Francia, sì a controversa legge sull'immigrazione

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