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Francia, il Governo vacilla sulla legge immigrazione

Il progetto, uno dei principali dell’anno, è stato bocciato dall’Assemblea che ha messo all’angolo l’Esecutivo

  • 12 dicembre 2023, 15:12
  • 12 dicembre 2023, 15:16
02:19

Radiogiornale delle 12.30 del 12.12.2023: il servizio di Alessandro Grandesso

RSI Info 12.12.2023, 15:15

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Di: Alessandro Grandesso 

Applausi e urla da stadio. Ma la scena si è svolta iall’Assemblée Nationale, al momento dell’annuncio del responso del voto sulla legge sull’immigrazione voluta dal Presidente Emmanuel Macron, e presentata dal Ministro degli Interni, Gerald Darmanin. In teoria, una delle due principali leggi dell’anno, con la riforma delle pensioni approvata in primavera. Ma stavolta, il governo è stato punito: 270 voti contro, 265 a favore. In realtà si votava su una mozione per bocciare la legge: il risultato non cambia. E a esultare sono state le opposizioni, all’unisono, dall’estrema destra all’estrema sinistra, passando per i conservatori repubblicani, i socialisti, i comunisti e i verdi che hanno proposto la mozione. Così, l’esecutivo di Elisabeth Borne si è ritrovato all’angolo, come Macron che ha puntato il dito contro “il cinismo e l’incoerenza del gioco al peggior ribasso in particolare da parte di due partiti che hanno governato il Paese negli ultimi 40 anni”.

Dalle opposizioni, naturalmente, è arrivata la richiesta di dimissioni di Darmanin, uno dei fedelissimo di Macron, che ha l’Eliseo nel mirino. Dimissioni, naturalmente, respinte. Il Rassemblement National di Marine Le Pen, che vola nei sondaggi in vista delle elezioni europee di giugno, reclama lo scioglimento delle camere e, tramite il segretario del partito Jordan Bardella, si dice pronto a governare. Quello che sembra non poter più fare Macron eletto per un secondo mandato senza però una maggioranza assoluta alla Camera, costretto quindi ad avanzare a passi forzati, a colpi d’articolo 49.3 della Costituzione, che di fatto tronca i dibattiti parlamentari. Come in primavera, quando l’esecutivo ha imposto l’impopolare riforma delle pensioni facendo infuriare i deputati e l’opinione pubblica, largamente contraria a lavorare due anni in più, fino ai 64 anni.

Anche in quest’ottica va dunque letta la bocciatura della legge sull’immigrazione di ieri, provocata da un’inedita alleanza, ma per motivi diametralmente opposti. Per repubblicani ed estrema destra, si trattava di una riforma troppo molle. Per le sinistre, troppo severa. Tutti però convinti che andava comunque data una lezione al governo e alla politica dell’”allo stesso tempo” tanto decantata da Macron. Che ha impregnato anche la legge di Darmanin, proponendo per esempio l’espulsione degli stranieri considerati pericolosi per la sicurezza pubblica, ma anche una regolarizzazione più spedita dei sans papier impiegati nei cantieri e in tutti quei settori dell’economia a corto di manodopera. E poi c’era l’occasione ghiotta di rifilare uno schiaffo sonoro a Darmanin, tra i volti più in vista del fronte macronista, con ambizioni presidenziali.

Per uscire dal guado, il governo aveva a disposizione varie piste. In primis, quella di ritirare la legge, ammettendo però la sconfitta politica per Macron che ha scartato invece l’ipotesi di un rimpasto. E pure delle elezioni anticipate: “Il voto di ieri non rivela l’esistenza di una maggioranza alternativa”, ha precisato il capo dell’Eliseo che ha respinto anche l’idea di riattivare la navetta parlamentare verso il Senato. Ma il Palais du Luxembourg è in mano ai conservatori che avevano già stravolto l’impianto della legge, rendendola ancor più restrittiva, abolendo per esempio l’assistenza sanitaria agli immigrati irregolari. Stamane, il Consiglio dei ministri ha optato per rispedire la legge in Commissione mista, con sette senatori e sette deputati, che dovranno trovare un compromesso, possibilmente entro fine mese: “Abbiamo bisogno – ha concluso Macron – di una legge sull’immigrazione e l’integrazione. Noi difendiamo l’equilibrio del nostro testo”. Da capire se i parlamentari saranno poi pronti a votarlo.

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