Una marcia repubblicana, per dire no all’antisemitismo. Sulla carta, un’idea nobile in un periodo in cui in Francia gli atti contro la comunità ebraica sono esplosi dall’inizio del conflitto Israelo-Palestinese: sono più di mille e hanno portato a 486 arresti. Anche per questo i presidenti di Camera e Senato hanno lanciato l’appello a tutti i concittadini, per domenica prossima a Parigi, senza prevedere però veti e polemiche che mettono già in discussione l’unità dell’arco istituzionale, bollato dal leader della sinistra radicale, Jean-Luc Melenchon, come un ritrovo di sostenitori del massacro in corso a Gaza.
Il primo partito ad aderire è stato quello dei Repubblicani. Subito dopo però è arrivato il messaggio di Marine Le Pen: “Saremo presenti”, ha scritto la leader del partito di estrema destra Rassemblement National (RN). Al suo fianco ci sarà anche la nipote Marion Maréchal Le Pen, candidata alle Europee per l’altro partito della destra radicale, Reconquete, che fa capo al polemista Eric Zemmour. Troppo per i socialisti che giudicano la loro presenza come “illegittima”, considerato che il presidente dell’RN, Jordan Bardella, “rifiuta di riconoscere l’antisemitismo del fondatore del suo partito”.
Pur confermando la presenza, prende le distanze anche Renaissance, il movimento del presidente della Repubblica, Emmanuel Macron. Il capo del partito al governo, Stéphane Séjourné, ha precisato: “Mai dietro gli stessi striscioni del Rassemblement National”. Per il portavoce del governo, l’ex socialista Oliver Veran, “anche se tutti hanno diritto di parteciparvi, non c’è spazio per l’RN alla marcia”. In ogni caso la Premier Elisabeth Borne scenderà in piazza con altri membri dell’esecutivo.
Perplessità emergono anche tra le fila dei Verdi sull’adesione dell’estrema destra, mentre per il partito della sinistra radicale, La France Insoumise, sarebbe incongruo partecipare a una manifestazione del genere in presenza dell’RN. Più duro, via social, il loro leader Jean-Luc Melenchon che considera l’antisemitismo come un “pretesto per non chiedere il cessate il fuoco”, definendo la marcia come “l’appuntamento dei sostenitori del massacro”, in atto a Gaza.
Nel frattempo, dopo l’arresto di una coppia di moldavi colti in flagrante, i primi elementi dell’inchiesta sulla sessantina di stelle di David disegnate a fine ottobre sui muri di alcuni palazzi a Parigi e in periferia, fanno emergere la mano di un mandante straniero. Si tratterebbe di un uomo d’affari moldavo, militante indipendentista pro-russo, sostenitore di un’unione doganale euroasiatica con Bielorussia, Kazakistan, Armenia e Kirghizistan, sotto la guida di Mosca.