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Gaza: tra i camion di aiuti, anche mezzi commerciali

La testimonianza della portavoce UNICEF Tess Ingram: “Vengono riforniti i mercati, ma è questo che serve ora alla popolazione nella Striscia?”

  • 10 aprile, 16:57
  • 10 aprile, 16:57
02:08

Testimonianza da Rafah

Telegiornale 10.04.2024, 12:30

  • Reuters
Di: TG/RSI Info 

Gli aiuti umanitari continuano a raggiungere Gaza. E da qualche giorno sta aumentando il numero di camion che hanno il permesso di entrare nella Striscia. Ma non si tratta per forza di aiuti umanitari. “Durante il mese di marzo la media era di circa 150-160 mezzi al giorno. Ora, negli ultimi giorni, abbiamo visto che il numero totale è salito a circa 300” afferma Tess Ingram, portavoce UNICEF, interpellata dalla RSI. E precisa: “Molti di questi camion sono commerciali”. Sono dunque mezzi che riforniscono i mercati, permettendo alla gente di tornare a fare acquisti. Ma viene da chiedersi, sottolinea Ingram, se in questo momento sia questa la necessità della popolazione di Gaza.

Sul terreno la situazione resta preoccupante, soprattutto a Rafah. Ed è proprio nella città sul confine con l’Egitto che si trova Ingram: “È straziante - racconta - C’è una devastazione assoluta, fuori e dentro le persone. Sei mesi di guerra hanno avuto un forte impatto, sulla salute ma anche sulla speranza. E le persone oggi sono molto spaventate, soprattutto da ciò che un’offensiva di terra a Rafah potrebbe significare per loro e per le loro famiglie”.

Dell’offensiva si parla da settimane, ma mai come ora la popolazione teme che sia imminente. “Pensano stia arrivando. Sono preoccupati e mi hanno detto che non sanno cosa fare. Per loro non c’è più nessun posto dove andare! Quindi credo che per molti si tratti di sperare che non succeda, pur aspettando che arrivi il peggio”. Di scappare ancora, magari per la sesta o settima volta, non ne vogliono più sapere. “Soprattutto le famiglie che, dopo sei mesi di guerra, potrebbero avere un bambino ferito o disabile o malato o malnutrito. E questo è il caso di molti bambini qui” conclude Ingram.

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