“Alternative für Deutschland” ha respinto le accuse di aver partecipato a un piano segreto - assieme ad alcuni noti estremisti- per deportare milioni di immigrati dalla Germania e “rendere la vita più scomoda possibile” a quelli che non si possono rimandare a casa. Dopo un’inchiesta giornalistica che ha rivelato questo piano, centinaia di migliaia di persone in tutta la Germania hanno manifestato lo scorso fine-settimana contro il partito di estrema destra. Una mobilitazione che non si vedeva da tempo e che ha coinvolto oltre 100 città.
In serata, sul primo canale televisivo tedesco ARD, ha preso la parola Bernd Baumann, segretario parlamentare dell’Alternative für Deutschland al Bundestag.
L’intervento di Bernd Baumann
“Un incontro tra privati cittadini come ce ne sono migliaia in Germania. Una ventina di imprenditori, di professionisti del settore privato, che si trovano per uno scambio di idee. E poi hanno invitato anche qualche politico, 4 dell’AFD e 4 della CDU. E i servizi segreti interni hanno confermato che non hanno dossier aperti con nessuno dei partecipanti all’incontro”
Per Bernd Baumann, dottore in economia e capogruppo dell’Alternative für Deutschland, non c’era nulla di segreto né di antidemocratico nell’incontro di novembre in un albergo di Potsdam, dove si era infiltrato un giornalista del media Korrektiv, rivelando piani di deportazione di stranieri con metodi e criteri antidemocratici.
“Deportazione è una parola che non è mai stata utilizzata. Non è documentato, non ci sono prove. È un’infame campagna mediatica basata sul nulla, solo perché stiamo vincendo tutte le elezioni nell’est della Germania”. E aggiunge: “Trovatemi qualunque prova. Noi vogliamo la ri-emigrazione”.
L’analisi del collaboratore RSI dalla Germania Walter Rahue
Ma ci sono le dichiarazioni, gli articoli, i libri e post di molti esponenti di spicco dell’AfD che sostengono l’idea, ripresa nell’incontro di Potsdam, che occorre rendere la vita più scomoda possibile ad alcune categorie di immigrati. Un proposito che ha allarmato molti in Germania per i possibili richiami ai pogrom contro gli ebrei in epoca nazista. Incalzato dal giornalista che lo intervistava a prendere posizione su questo “rendere la vita più scomoda possibile” Bauman ha replicato così: “Frasi a caso, prese fuori dal loro contesto, che non hanno niente a che vedere con quello per cui ci stiamo impegnando da oltre 10 anni. Noi con ri-emigrazione intendiamo l’applicazione del diritto e della costituzione, proprio perché non siamo contro il diritto e la costituzione”.
Respinte dunque le accuse, da parte del capogruppo dell’Alternative für Deutschland che parla di un’infame campagna mediatica montata contro il suo partito che è - lo ricordiamo - in grande ascesa nei sondaggi, avrebbe infatti il consenso del 20% dell’elettorato tedesco. Per un’analisi della vicenda SEIDISERA ha intervistato Walter Rahue, collaboratore RSI dalla Germania.
Bernd Baumann ha detto che l’ormai famoso incontro di novembre in un albergo di Potsdam non era un incontro segreto, ma un incontro fra privati cittadini come ce ne sono migliaia di altri... perché l’inchiesta parla di “incontro segreto” e cosa c’è di tanto problematico nei fatti?
“L’incontro è avvenuto effettivamente a porte chiuse e solo su invito. I partecipanti si sono impegnati a devolvere un’offerta di almeno 5’000 euro agli organizzatori, l’estremista di destra e leader del gruppo austriaco degli identitari Martin Zellner e il milionario e imprenditore Hans Christian Limmer. Definire questo incontro come del tutto normale e come ce ne sono a migliaia ogni anno è a dir poco inesatto. I partecipanti hanno dovuto consegnare all’ingresso i telefonini e le loro borse e si sono impegnati a non trasmettere all’esterno i contenuti della riunione. Problematico è anche il fatto che tra i partecipanti figuravano diversi esponenti neonazisti con precedenti penali per istigazione alla violenza e all’odio razziale. Non è dunque vero che i servizi segreti interni non abbiano nessuna riserva nei confronti della riunione e nessun fascicolo aperto. Al contrario il presidente dei servizi Haldevang ha definito il masterplan estremamente problematico e allarmante”.
Un’altra cosa che Bauman e altri membri dell’AFD contestano è la parola “deportazione”. Loro non avrebbero mai parlato di deportazione ma di “re-emigrazione”. In sostanza espellere gli stranieri che non hanno diritto di soggiorno in Germania o che delinquono. Cosa dunque si stava pianificando esattamente a Potsdam?
“Quel masterplan non riguarda solo stranieri senza permesso di soggiorno, come ha affermato Baumann, bensì milioni e milioni di cittadini come ha confermato lo stesso co-organizzatore dell’incontro con Martin Zellner e altri partecipanti alla riunione subito dopo che i fatti sono venuti a galla. È il caso quindi di ripeterlo: interessati dal programma di re-imigrazione sarebbero immigrati stranieri regolarmente domiciliati in Germania, cittadini di origine straniera in possesso di un passaporto tedesco, ma anche tedeschi al 100%, che però a detta dei firmatari del masterplan, non sarebbero assimilati”
“Noi siamo dalla parte del diritto, non lo sono invece gli altri partiti che non fanno nulla per fare applicare le sentenze di espulsione che riguardano gli stranieri”. Questo forse il punto centrale per l’AfD. C’è qualcosa, nell’inchiesta giornalistica, che sconfessa questo punto?
“Sì. La stessa procura generale sta vagliando la possibilità di procedere penalmente contro gli autori del masterplan. Come già detto si tratta di espellere milioni di cittadini regolari e questo non è certo il rispetto del diritto democratico del Paese. Baumann tenta di far credere che il piano riguardi solo gli immigrati irregolari, ma non è così. Lo scandalo è venuto fuori già due settimane fa e finora nessuno dei partecipanti aveva smentito i contenuti. Baumann lo fa solo ora dopo che milioni di tedeschi sono scesi in piazza”.