Cinquant’anni fa, dopo mesi di forti tensioni comunitarie tra miliziani cristiani falangisti e militanti palestinesi, il Libano sprofondava nella guerra civile: un conflitto durato ufficialmente 15 anni, alimentato anche dalle interferenze di altri paesi vicini, come Israele e Siria. Tuttavia, per alcuni questa guerra non è mai finita e ha lasciato e continua a lasciare pesanti strascichi nella popolazione.
La guerra “ha lasciato innanzitutto un Paese ancora in parte danneggiato da un punto di vista infrastrutturale”, spiega intervistato da SEIDISERA Lorenzo Trombetta, analista e collaboratore RSI. Inoltre, “da un punto di vista delle ferite sociali molte di queste non si sono mai rimarginate, sia per quanto concerne le tradizionali divisioni comunitarie e religiose ma anche per quanto concerne le divisioni nazionali, con una serie di attori come i palestinesi che sono ormai una forza demografica presente da decenni nel Paese ma che non hanno mai ricevuto alcun riconoscimento dei loro diritti”.

Queste divisioni che sono in qualche modo l’eredità della guerra civile, continua il giornalista esperto di Medio Oriente, “sono poi state ulteriormente alimentate con l’arrivo [in Libano] anche di oltre un milione di profughi siriani. Per cui se un Paese non è riuscito a fare in qualche modo pace con se stesso, non è nemmeno in grado di offrire delle infrastrutture di accoglienza per assicurare i diritti anche a chi scappa da altre guerre”.
Gli attori esterni hanno continuato ad alimentare le divisioni del Paese
Lorenzo Trombetta, analista, esperto di Medio Oriente
Ci sono però stati dei momenti, in questi ultimi 50 anni, durante i quali sembrava poterci essere una svolta positiva per il Libano… “Sicuramente fra la seconda metà degli anni Novanta e il Duemila, con il ritiro militare israeliano e il successivo ritiro militare siriano”, continua Lorenzo Trombetta, “ci sono state delle opportunità per le élite e la società civile libanese di rivedere il patto sociale e di riscriverne uno nuovo senza le interferenze straniere. In realtà le élite dominanti, quelle che sono uscite in qualche modo più forti dalla guerra civile, che poi si sono trasformate da signori della guerra in élite istituzionali, deputati, politici, ministri, presidenti della Repubblica e quant’altro, hanno preferito mantenere la struttura di potere a loro beneficio, proprio approfondendo, alimentando le divisioni interne, le divisioni confessionali e quindi anche ribadendo in qualche modo una retorica dello scontro interno”.

E poi, malgrado il ritiro dal Libano le interferenze straniere non sono completamente cessate. Su questo punto l’analista spiega alla RSI che: “Come al solito, come avviene anche in altri contesti globali, il dentro e il fuori parlano continuamente. C’è un continuo interloquire tra le interferenze straniere e gli attori locali, alcuni dei quali beneficiano proprio di queste interferenze”.
Il Libano nasce come progetto coloniale francese, come la vicina Siria, continua Trombetta: “In questi progetti gli attori esterni sono stati non solo attori fondatori, ma hanno anche continuato ad alimentare, anche dandosi il cambio, le divisioni interne, offrendo anche piattaforme di potere a una serie di élite locali che sono conniventi di questa interazione continua tra il dentro e il fuori”.
La guerra civile in sintesi
La guerra civile in Libano, scoppiata il 13 aprile 1975 e durata ufficialmente fino al 13 ottobre 1990, ha coinvolto numerosi attori interni ed esterni.
Cause del conflitto: sia interne che esterne
Internamente, il Libano era caratterizzato da una forte polarizzazione politica e settaria tra le varie comunità religiose, tra cui cristiani maroniti, musulmani sunniti e sciiti, e una consistente popolazione palestinese. Esternamente, paesi come la Siria e Israele intervennero per perseguire i propri interessi.
Principali fazioni coinvolte
- Fronte Libanese (FL): rappresentato principalmente dai cristiani maroniti.
- Movimento Nazionale Libanese (MNL): una coalizione di sinistra e musulmani sunniti.
- Amal: movimento sciita.
- Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP): rappresentava i rifugiati palestinesi in Libano.
Eventi chiave
- 1982: Invasione israeliana del Libano.
- 1983: Attentato alle caserme dei Marines statunitensi a Beirut.
- 1989: Accordi di Ta’if, che portarono alla fine del conflitto.
Conseguenze
La guerra causò oltre 150’000 morti e lasciò il Paese in rovina. Tra le conseguenze vi furono l’occupazione siriana del Libano fino al 2005, la creazione di Hezbollah, e la ricostruzione del paese guidata da figure come il primo ministro Rafic Hariri