Israele ha bombardato sabato due villaggi nel sud del Libano e in seguito ha attuato un’offensiva contro decine di obiettivi di Hezbollah, come risposta al lancio di alcuni razzi contro la città israeliana di Metulla da parte del gruppo armato libanese. Il bollettino segnala almeno due morti e otto feriti. In questo modo Israele ha messo a dura prova la fragile tregua che si era stabilita tra i due paesi dopo un anno di guerra, che aveva segnato il più mortale sconfinamento del conflitto a Gaza.
Il presidente israeliano, Benjamin Netanyahu, aveva annunciato una risposta severa all’attacco del Libano, il secondo dall’entrata in vigore del cessate il fuoco di dicembre. Secondo l’accordo tra i due Stati, Israele si sarebbe dovuto ritirare interamente dal sud del Paese entro 60 giorni, data posticipata in seguito al 18 febbraio. Nonostante ciò, l’esercito israeliano è ancora presente in cinque località libanesi e saltuariamente colpisce ancora obiettivi di Hezbollah.
Da parte sua Hezbollah nega la paternità degli attacchi e dichiara di impegnarsi per il mantenimento del cessate il fuoco.
L’attacco di oggi sembra avere un carico molto importante e arriva assieme all’intensificarsi del conflitto nella Striscia di Gaza, che per ora porta il bollettino a circa 600 morti dopo la fine della tregua. L’ONU si dichiara preoccupata e lancia un allarme, dicendo che la situazione potrebbe avere serie conseguenze, mentre i ministri degli esteri di Francia, Germania e Gran Bretagna chiedono l’immediato ritorno al cessate il Fuoco nella Striscia.
Nel mentre il segretario generale dell’ONU, António Guterres, si dichiara “profondamente colpito e scioccato nell’apprendere della morte di un membro del personale dell’Ufficio delle Nazioni Unite per i servizi e i progetti” in un attacco a due foresterie delle Nazioni Unite a Deir al Balah, in cui altri cinque membri ONU sono rimasti gravemente feriti.

Offensiva israeliana in Libano
Telegiornale 22.03.2025, 20:00